La stranezza è un film che si vede con una certa leggerezza, che non richiede uno sforzo emotivo ed intellettuale di grande portata. Nondimeno, è un lavoro apprezzabile.
L’opera, ambientata nel 1920, racconta l’incontro di Luigi Pirandello con due becchini che sono anche teatranti “dilettanti professionisti” e che, indirettamente, daranno al drammaturgo la forza necessaria per assecondare la propria ispirazione e dare vita a Sei personaggi in cerca d’autore.
Il protagonista, che fa da accompagnamento costante durante l’intera visione, è il teatro. Già le prime immagini, che mostrano Luigi Pirandello (Toni Servillo) sulla carrozza di un treno, richiamano con forza l’idea della scena, grazie ai giochi di luce e ai colori della tappezzeria. E infatti, gli strani compagni di viaggio che appaiono seduti nella carrozza di Pirandello, sono anch’essi significativi sul piano teatrale.
Spiccatamente teatrali sono anche le figure che, nel lungo piano sequenza che inquadra l’archivio comunale, compaiono grottesche tra uno scaffale e l’altro, quasi spuntassero dalle quinte di un palcoscenico.
D’altronde, la volontà di esprimere l’affetto del regista per l’arte scenica emerge lungo tutto il film, dall’attenzione che viene dedicata alla descrizione dell’attività della compagnia amatoriale dei due becchini, Onofrio Principato e Sebastiano Vella (Ficarra e Picone). Vengono illustrate le prove dello spettacolo, la preparazione dei costumi, l’emozione e i gesti scaramantici che tipicamente precedono la messinscena.
La passione che Onofrio e Sebastiano mettono nella loro arte è forte e genuina, pur trattandosi, nel loro caso, di un’attività dilettantesca.
La stranezza è un film a tratti onirico, che ci mostra, tra le altre cose, il percorso immaginifico compiuto da Pirandello, il quale si lascia ispirare dalla realtà che lo circonda per elaborare dentro di sé il clima dei Sei personaggi. Di grande impatto visivo è la scena che ci mostra il drammaturgo che vede comparire intorno a sé i caratteri che potrebbero comporre l’opera: a poco a poco, la macchina da presa compie una carrellata indietro per lasciare Pirandello circondato dai propri personaggi, in una cornice che ricorda molto da vicino un quadro teatrale.
Un altro aspetto accattivante de La stranezza è la rappresentazione dei Sei personaggi in cerca d’autore. La parte finale del film riesce, anche grazie ad una scelta musicale accorta, a restituire in modo efficace il clima per certi versi inquietante dell’opera.
La scelta di inserire Ficarra e Picone nel cast, oltretutto con ruoli di rilievo, potrebbe a prima vista sorprendere e far sospettare un registro eccessivamente comico per un film come La stranezza. Tuttavia, i due attori risultano davvero adeguati e riescono a vestire abilmente i panni dei due teatranti e a dare alla pellicola il giusto livello di brillantezza e di allegria, restituendo anche la sua sicilianità.
Molto marcata la somiglianza che, in questo film, Servillo riesce ad avere con Luigi Pirandello.
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