The Great Song of Indifference di Bob Geldof
- Chiara Iannaccone
- 21 ore fa
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Una ballata sulle cui note è impossibile non cantare, un ritornello che incoraggia anche i più impacciati a muovere qualche passo di un’improvvisata danza folk, un messaggio profondo nascosto dietro un allegro crescendo da urlare a squarciagola. È una delle canzoni di denuncia più famose della storia della musica e il suo nome è The Great Song of Indifference.

A firmarla, includendola nell’album The Vegetarians Of Love, quel Bob Geldof salito alla ribalta come cantante della rock band irlandese The Boomtown Rats e fondatore, insieme a Midge Ure, del gruppo di beneficenza Band Aid. Erano passati cinque anni dal Live Aid, il concerto in mondovisione organizzato per raccogliere fondi contro la carestia che aveva colpito l'Etiopia, che il 13 luglio 1985 si era svolto contemporaneamente allo stadio di Wembley a Londra e al JFK di Filadelfia. Un evento a cui aveva assistito un miliardo di telespettatori e che aveva consacrato Geldof come personalità internazionale, dopo il quale il cantautore si era dedicato alla carriera solista, ma aveva anche dato vita a collaborazioni con altri artisti e si era concentrato su nuovi progetti di beneficenza.
The Vegetarians of Love è una raccolta in prevalenza acustica, con influenze celtiche, arrangiamenti vivaci e le inconfondibili sonorità di violino, fisarmonica e tin whistle, in cui sono evidenti gli omaggi a Bob Dylan e Van Morrison. Il pezzo più conosciuto, quello che ancora oggi fa alzare il volume soprattutto a chi è nato tra gli anni ’70 e gli anni ’80, è proprio quella ballata esplosiva che con il suo ritmo travolgente porta avanti la condanna all’egoismo di una società sempre più concentrata sul profitto, anche a costo di distruggere il pianeta e le vite che lo popolano.
Anche il testo, come la melodia, è un crescendo, un elenco di tutte le cose che lasciano l’interprete indifferente: si parte dalle cose più vicine e personali (“Non mi importa se te ne vai”, “Non m’importa se mi dici no” …), fino ad arrivare alla situazione politica, alle più complesse problematiche internazionali e a tematiche ambientali come la deforestazione e il surriscaldamento globale.
Non solo tutte le voci dell’elenco vengono trattate come se fossero investite della medesima ininfluente importanza, ma addirittura man mano che la Grande Canzone dell’Indifferenza si sviluppa e che i suoi temi si fanno più seri, diventa coinvolgente e trascinante, come a dirci che più i problemi che ci affliggono sono gravi, più possiamo permetterci di danzare e lasciarci trascinare dagli eventi. Alla fine stiamo ballando una cantilena frastornante, schiamazzando orgogliosi un menefreghismo del quale non ci siamo nemmeno resi conto, perché persino a quello siamo rimasti indifferenti.
E non potevamo permettercelo. Bob Geldof ha provato a farcelo capire con questa filastrocca sarcastica: anche se fregarsene e dire che nulla conta potrebbe sembrare più facile e anche se sono tanti quelli che davanti ai problemi del mondo preferiscono chiudere gli occhi e gridare che non gliene importa niente, la mancanza di empatia e di interesse fa male soprattutto alle nostre anime. Lo si vede bene nel video, in cui una formazione musicale inizialmente composta ed elegante, di nota in nota si trasforma in un gruppo di personaggi che si lasciano andare alla noncuranza, alla sciatteria e infine al degrado.
Non è stato così per la carriera dell’autore di uno dei brani di protesta più riusciti di sempre, rimasta strettamente intrecciata con il suo impegno sociale e il suo attivismo, per i quali è stato anche nominato cavaliere. Il 2 luglio 2005 Sir Robert Frederick Zenon Geldof, è stato il principale promotore del Live 8: dieci concerti organizzati contemporaneamente in Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Stati Uniti, Canada, Giappone, Sudafrica, Russia, con un grande evento finale il 6 luglio 2005 a Edimburgo, in concomitanza con il vertice del G8 e nel ventesimo anniversario del Live Aid.
Aveva come obiettivo la sensibilizzazione ai temi della solidarietà e la lotta alla povertà nei paesi in via di sviluppo, con la richiesta ai leader politici delle nazioni più potenti di cancellare il debito di quelle povere e di aumentare gli aiuti finanziari nei loro confronti, con regole commerciali più eque. Hanno suonato più di mille artisti, i concerti sono stati trasmessi da centottanta canali televisivi e da più di duemila stazioni radiofoniche ed è stato seguito da un pubblico di tre miliardi di persone. Orgogliose di dire che a loro importava.
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