Angel’s egg: il gioiello onirico di Mamoru Oshii
- Giorgia Micucci

- 13 nov
- Tempo di lettura: 2 min
Prima di Akira (1988), l’animazione nipponica negli anni Ottanta di rado riusciva ad attirare l’attenzione oltre i confini nazionali, uno stile di nicchia e temi considerati troppo grevi per il pubblico cui l’Occidente credeva fosse destinato rappresentavano un ostacolo non da poco per permettere un approccio.
La barriera linguistica, inoltre, era un avversario ancora più ostico: l’arte del doppiaggio non era così blasonata allora, senza contare le tempistiche impiegate per le traduzioni.
Eppure, Mamoru Oshii, monumentale regista e sceneggiatore che annovera nella sua produzione pietre miliari del calibro di Ghost in The Shell (1995) è riuscito a ritagliarsi un angolo riparato e prezioso, dirigendo un’opera delicata, (quasi) silenziosa e ricca di significati intrinsechi come Angel’s egg (1985).
Nome originale Tenshi no Tamago, in 70 minuti è in grado di trasportare lo spettatore in una dimensione aliena ed alienata: pochissimi dialoghi, un simbolismo tanto minuzioso quanto dispersivo nelle sue infinite interpretazioni e un character design etereo dalle tinte squisitamente gotiche ideato da Yoshitaka Amano (famoso per l’impeccabile direzione artistica della fortunata serie videoludica Final Fantasy).
Oshii ha sapientemente mescolato quiete ed angoscia, durezza ed incanto, l’esistenzialismo più intenso al romanticismo a tinte fosche per rappresentare ciò che molti considerano una sorta di Stele di Rosetta, un’onirica legenda per le sue future creazioni.
Attingendo a piene mani dai maggiori testi sacri (Bibbia in primis), durante la visione si colgono le sfaccettature più profonde e ricercate: gli unici due personaggi (la bambina ed il soldato) si destreggiano tra simboli ed espressioni (l’uovo e l’occhio persistenti in quasi ogni inquadratura), una palette cromatica che suona malinconica tra il lavanda e le tinte scure, il perenne dualismo tra vita e morte, creazione ed annichilimento.
Parlare di trama è complesso, e in qualche modo anche semplicistico, perché mentre le immagini scorrono si percepisce solo meraviglia e smarrimento, cullati dalle melodie ad opera di Yoshihiro Kanno.
Per la prima volta, dopo apparizioni sporadiche nei meandri di Youtube, questa perla perduta dell’animazione giapponese arriva anche al cinema: dal 4 al 10 dicembre 2025 sarà proiettata in 4K la versione restaurata anche in molte sale italiane.
Se desiderate un’ora di sospensione da questa realtà, questa è la volta buona.


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