La pelle bianchissima, i capelli raccolti, con appena qualche ricciolo che sfugge sulla nuca, il lungo abito nero di un velluto che sembra essere stato lisciato da poco, la mano destra appoggiata al tavolino marrone, quella sinistra che stringe un ventaglio anch’esso nero. La figura in piedi spicca per la carnagione che le permette di emergere sia dallo sfondo che dal suo stesso abbigliamento e, rivolgendo lo sguardo altrove con il profilo superbo, la donna sembra esserne consapevole. Virginie Amélie Avegno aveva ventiquattro anni ed era la moglie del banchiere e impresario navale parigino Pierre Gautreau quando, nel 1883, fu immortalata in uno dei quadri più famosi della storia dell’arte. Originaria della Louisiana, dove la famiglia possedeva alcune proprietà terriere e il padre si era distinto per imprese eroiche nella guerra di Secessione, si era trasferita nella capitale francese all'età di otto anni ed era stata istruita secondo i costumi della borghesia parigina. Come la sua educazione, la sua indiscutibile bellezza era stata al servizio dell’ambizione, e come spesso accade, nei salotti avevano iniziato a circolare fantasticherie sul suo conto e sul suo guardaroba da sogno, ma anche maldicenze su una condotta morale non proprio irreprensibile e su reali o presunti tradimenti.
Anche il ventottenne John Singer Sargent era di origini americane, ma in quegli stessi anni si trovava a Parigi per frequentare la prestigiosa École des Beaux-Arts e seguire le orme dei suoi maestri: Manet, gli impressionisti, Velazquez e Franz Hals. Colpito dalla bellezza di Virginie, John, che da qualche anno aveva iniziato a dedicarsi con grande fortuna ai ritratti, dovette insistere a lungo affinché accettasse di posare per lui. La realizzazione stessa del dipinto fu un processo travagliato, poiché Sargent non riusciva a decidere la posa ideale e dovette produrre numerosi bozzetti prima di arrivare alla versione definitiva, ispirata durante un viaggio in Olanda, proprio dai chiaroscuri di Hals.
Il giorno del 1884 in cui al Salon de Paris venne aperta la sala 31, dove l’opera era esposta, i parigini si accalcavano per poter ammirare anche su tela la grazia e l’avvenenza di una delle protagoniste più in vista dell’alta società. Lo scandalo fu immediato: dalla cornice di due metri e mezzo per un metro Madame Gautreau emergeva sfrontata, orgogliosa, sicura del proprio potere e degli sguardi che attirava su di sé, consapevole di essere lei a condurre il gioco della seduzione. “Un solo movimento e potrebbe rimanere nuda” commentava il giorno dopo “Le Figaro”, riferendosi alla scintillante spallina gioiello che scivolava dal deltoide destro, creando una tensione erotica che, per la prima volta, non aveva al centro una ballerina, una prostituta o un personaggio mitologico, come la storia dell’arte aveva abituato, ma un’esponente in vista dell’alta società, già bersaglio di chiacchiere e mormorii.
Sargent cercò di adattare il dipinto ai rigidi standard morali dell’epoca sollevando la spallina e pensò di proteggere l’identità della modella, rinominando l’opera “Ritratto di Madame X”, ma ormai quella spalla scoperta aveva infranto il codice di comportamento della “Parigi bene” e turbato i pensieri dei benpensanti. Virginie, dopo aver provocato lo sbigottimento dei suoi stessi genitori, si ritirò a vita privata e, anche quando venne riammessa in società, la sua influenza negli ambienti mondani non fu più quella di prima. Allo stesso modo, il suo ritratto venne ritirato dal Salon e l’uomo che con tanta cura era riuscito a immortalare quell’essenza audace e anticonformista, fu costretto a trasferirsi a Londra, dove, sotto l’egida dello scrittore Henry James, diventò il ritrattista più ricercato al mondo e uno dei più influenti dell’Ottocento. Nel 1916, un anno dopo la morte di Virginie, il quadro che l’aveva trasformata in un simbolo di immoralità fu acquistato dal Metropolitan Museum di New York per mille dollari. Si trova lì ancora oggi, icona di bellezza e vanità, indissolubilmente legato alla sfortuna e alla fortuna dei due protagonisti di questa storia: Madame X, a cui la maggior parte delle persone pensa quando pensa a John Singer Sargent, Madame X irraggiungibile e scandalosa, Madame X che, forse, se vivesse nell’epoca dei selfie in cui nessuna immagine suscita più clamore, volgerebbe lo sguardo ancora più altrove, curvando il candido collo, altera e sdegnata.
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