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CHARLOTTE SALOMON: QUANDO L’ARTE TI SALVA LA VITA

Charlotte Salomon è stata una pittrice ebraica tedesca, che ha vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale.

Charlotte nacque a Berlino nel 1917 da Albert ,chirurgo e professore universitario, e Franziska Grunwald, infermiera, entrambi ebrei.

Crebbe circondata dai maggiori esponenti artistici degli Anni ’20, in un ambiente artistico ed intellettualmente vivace.


Trascorse un'infanzia privilegiata; amante della musica, tutto sembrava essere scritto e perfetto per Charlotte, fino al 1926 quando sua madre decise di togliersi la vita e la vita della pittrice cambiò radicalmente. Alla ragazza il tragico evento venne nascosto per molti anni; a rivelarglielo fu il nonno, svelando che quel duro destino era stato l’epilogo delle altre donne della sua famiglia. La stessa Charlotte soffrì di crisi depressive durante la sua vita, dalle quali però riuscì a riemergere grazie all’arte alla sua determinazione.


Venne accettata all’Accademia di Belle Arti, nonostante fosse donna e ebrea, grazie al suo talento.

Nel 1936 suo padre Albert venne internato al campo di concentramento di Sachsenhausen, mentre lei fu costretta a raggiungere i suoi nonni a Villefranche-sur-Mer, una cittadina nella Francia del sud. In quegli anni la nonna tentò il suicidio ed è qui che la ragazza venne a conoscenza del suicidio della madre e di altri parenti.

Nel 1940 la nonna tentò di nuovo il suicidio, stavolta riuscendo a togliersi la vita.

L’anno seguente Charlotte e suo nonno vennero deportati nel campo di internamento di Gurs, ma la loro detenzione durò poco per le condizioni di salute dell’uomo.

Charlotte tornò a Nizza, dove cominciò la sua grande produzione artistica: una serie di dipinti chiamata “Vita? O Teatro?”.

L’opera comprende 769 dipinti è un racconto della sua drammatica vita.

Nel 2015 viene resa pubblica una confessione di 35 pagine nella quale la pittrice rivela l’avvelenamento del nonno, alla quale aggiunge annotazioni ed anche un accompagnamento musicale.

A causa delle ricerche dei nazisti sempre più intense fu costretta a lasciare le sue opere in custodia ad un suo fidato amico. Nel 1943 sposò Alexander Nagler, anch’esso rifugiato tedesco. La coppia venne incarcerata, Charlotte morì a 26 anni incinta di qualche mese, nel campo di concentramento di Auschwitz, quasi sicuramente il giorno del suo arrivo.


L’arte di Charlotte Salomon è contenuta in 1325 fogli realizzati tra il 1940 e il 1942. La tecnica utilizzata maggiormente nei suoi dipinti è il guazzo (noto anche nella forma francese gouache, è un tipo di colore a tempera reso più pesante e opaco con l'aggiunta di un pigmento bianco da cui deriva la tecnica di pittura).



Nei suoi dipinti ci mostra la sua vita: dall’infanzia felice, gli studi accademici, la rielaborazione del suicidio della madre, la fuga dal nazismo fino ai giorni prima del suo arresto. Già il titolo dell’opera “Vita? O Teatro?” ci appare significativo per descrivere il percorso interiore con cui il pubblico entra in contatto. L’opera, accompagnata anche di testi e musica, è strutturata come una vera e propria commedia teatrale, divisa in atti e presenza: un prologo, una sezione principale (dipinta in rosso) e un epilogo (dipinto in giallo).

La prima parte dell’opera, dipinto in blu, si snocciola nei primi anni di vita di Charlotte fino al 1937. La sezione principale, dipinta in rosso, riguarda il suo grande amore per l’insegnante di canto Alfred Wolfshon. Viene raccontato inoltre il rapporto che quest’ultimo ebbe con la matrigna di Charlotte Paula Salomon-Lindberg, una cantante lirica. L’epilogo, dipinto in giallo, narra gli anni dell’artista nel sud della Francia, dal 1939 al 1942.

Tutti i personaggi nell’opera sono persone della vita della pittrice, introdotti però utilizzando nomi di fantasia. L’artista attraverso ognuno dei suoi personaggi approfondisce il sé interiore.

Le opere di Charlotte Salomon vengono considerate una testimonianza storica e artistica della vita e della cultura ebraica prima e durante l’Olocausto. Oggi le opere della pittrice sono conservate in diverse collezioni d’arte in Europa e negli Stati Uniti.

Nel racconto della sua vita Charlotte Salomon non si vittimizza, al contrario riscatta il suo essere donna. Una donna che attraverso la sua arte fugge dai propri dolori e dalle atrocità che hanno caratterizzato la sua esistenza.




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