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KIKI DE MONTPARNASSE: CHI È LA DONNA DIETRO A “LE VIOLON D’INGRES”?

Intramontabile, eterna e di una bellezza disarmante la meravigliosa donna immortalata da Man Ray nella famosissima opera “Le violon d’Ingres” è Kiki De Montparnasse.

Nasce come Alice Prin, a Chatillon du Sein il 20 ottobre del 1901, figlia illegittima ebbe un’infanzia poverissima e venne affidata fino all’età di dodici anni alla nonna materna, età in cui raggiunse la madre a Parigi.

Iniziò da giovanissima a posare nuda, infatti all’età di quattordici anni iniziò a lavorare come modella incontrando il disaccordo della madre. Leggenda narra che un giorno la donna irruppe in atelier mentre la giovane figlia stava posando e le proibì di tornare a casa.

In seguito Kiki divenne, grazie alla sua bellezza e al suo carattere anticonformista, amica degli artisti della Parigi degli anni '20, interpretando tra l'altro alcuni film nel ruolo della donna perduta e posando per dozzine di artisti.

Nel 1929 diede alla stampa la sua autobiografia, la quale introduzione le fu regalata da Ernest Hemingway. Il romanzo venne vietato negli Stati Uniti fino al 1996 poiché considerato troppo anti-borghese e dal linguaggio scabroso.

Pelle di porcellana e capelli corvini divenne la musa di artisti come Modigliani, Jean Cocteau, Alexander Calder, ma soprattutto di Man Ray.

La relazione con Man Ray segnò la sua vita e la sua immagine per sempre, la loro storia d’amore passionale durò per sei lunghi anni, anni nei quali la ritrasse in alcune foto scandalose.

Ne è il massimo esempio la famosissima opera Violon d'Ingres, che si trova attualmente al Getty Museum di Los Angeles, nella la quale Man Ray sovrappose il fotogramma del suo corpo nudo ai segni ad effe del violoncello. Il corpo della donna diventa allora uno strumento da suonare, un concetto molto lontano dalle idealizzazioni classiche.

Man Ray e Kiki si conobbero nel 1921, si incontrarono in un cafè, come racconta nella sua autobiografia. Kiki si trovava lì con un’amica era seduta a un tavolino, senza il cappello ed un cameriere si rifiutava di servirla. La donna gli chiese: "Non ci vuole servire perché pensa che siamo due puttane?", sfilandosi le scarpe e appoggiando un piede sul tavolo e un altro su una sedia. Man Ray assistì alla scena, si era trasferito dagli Stati Uniti per unirsi al movimento Dadaista, e la invitò a posare per lui.

In sei anni di relazione la ritrasse in centinaia di foto. Lei lavorava in un locale notturno Il Jockey, dove si esibiva con il can-can.

Era una donna libera e sicura di sé, una donna che non temeva di certo il giudizio altrui.

Il loro non fu un rapporto tranquillo, anche a causa dell’estrema libertà della donna e del suo lavoro nel locale, infatti Man Ray era sempre presente alle sue esibizioni, gelosissimo, e liti furiose tra i due scoppiavano di continuo. Egli era solito picchiarla davanti a tutti, e Kiki rispondeva sferrandogli calci, scagliandogli addosso piatti e bicchieri e reagendo in maniera plateale.

Nel 1940 per sfuggire alla Gestapo, Kiki fu costretta a rifugiarsi negli Stati Uniti, dopo che Parigi venne invasa dai tedeschi.

Gli ultimi anni della sua vita furono anni in cui la salute di Kiki era sempre più precaria a casa della sua dipendenza da droghe e alcol. Ingrassava a vista d’occhio, a 33 anni pesava più di 80kg a causa della dipendenza, venne persino coinvolta in un traffico di stupefacenti e si ritrovò costretta a leggere la mano ai clienti di un bistrot.

Morì nel 1953 a Parigi, venne sepolta nel cimitero di Montparnasse, ma nel 1974 il feretro venne spostato nel Cimitero parigino di Thais.

Kiki de Montparnasse era libera come nessuna donna prima di lei. Racchiudeva in sé bellezza, libertà, fama, miseria e dolore. Girava per Parigi con un fare da diva che divenne un esempio da imitare, ballava nuda sui tavoli senza timore di rischiare. Finì più volte in carcere per oltraggio.

Una fiamma negli occhi, uno sguardo che ogni artista desiderava ardentemente per farlo proprio e trasformarlo in fuoco.

Kiki era, come scrisse Hemingway nella prefazione della sua autobiografia “Una donna che non è mai stata una signora!” .


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