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La nostalgia di un’utopia: Robespierre degli Offlaga Disco Pax

Aggiornamento: 15 ago

Un inizio iconico, che parla di un esame di seconda elementare sostenuto nel 1975 e in cui si narra delle gesta (nobili, secondo la visione di un bambino) di Maximilien de Robespierre, che portò a compimento la Rivoluzione Francese e inaugurò una nuova stagione del terrore nella neonata Repubblica di Francia.

Sulla maestra che ritiene opportuno non fare altre domande, il bambino ormai adulto ricorda con nostalgia il suo passato e “Quel piccolo mondo antico” che tende a riprendere l’omonimo romanzo di Antonio Fogazzaro.

Così gli Offlaga Disco Pax ci guidano in una sequela di ricordi, di aneddoti storici e culturali in cui il gruppo riconosce la propria infanzia e la vita nella rossa Reggio Emilia di quei tempi. Dall’astronave da 300 punti di Space Invaders si giunge a parlare di alcune figure storico-politiche: Enrico Berlinguer alla TV, Alberto Juantorena e le sue vittorie in nome della Rivoluzione Cubana, i Sandinisti e un uomo di fede che spesso ancora oggi viene incontrato, perché più aperto di vedute rispetto ad altri cattolici, ovvero il catechista che votava Pannella. 

Da queste figure, emblematiche e controverse, si arriva a parlare di alcune rivoluzioni o tentate tali: gli amici del parchetto, che passano direttamente dalle sigarette all’eroina, rappresentano la liberalizzazione e la lotta per la legalizzazione (seppur descritta ironicamente o con accezione volutamente negativa). Poi Zora la vampira porno e la Prinz senza ritorno, a simboleggiare la rivoluzione sessuale, che passa anche di quelle dei costumi di Anna Oxa conciata come una punk londinese a Sanremo ai Van Halen e alla prima sega, senza dimenticare il discusso referendum sul divorzio, che sarebbe stato introdotto con la vittoria del “No”. E tutto ciò lo si sintetizza con la figura del travestito di nome Lola, ma che la madre, forse per un principio morale di matrice religiosa, si ostina a chiamarlo Antonio e a non riconoscere la sua vera essenza.

A chiudere appaiono l’ex mezzofondista Jarmila Kratochvilova, il Toblerone responsabile di molti denti saltati per la sua durezza e un murales degli ultras della Reggiana che chiedono ironicamente a Reagan, dopo il raid aereo su Tripoli, di bombardare Parma. Questi ultimi tre hanno un significato che rimanda ad una lotta contro dei rivali: l’ex mezzofondista ottenne i suoi successi e record verso la fine della carriera, perché all’inizio fu falcidiata dagli infortuni; il Toblerone detiene un record per denti rotti e scheggiati che altre merendine si sognano; e, prima degli “sfottò” su altre tragedie sportive (Superga ed Heysel, per fare due esempi), la scritta degli ultras reggiani fu forse l’insulto più politicamente scorretto nella storia del calcio e del movimento del tifo organizzato.

Finiti questi ricordi, la canzone si lancia nella “Nostra meravigliosa toponomastica”, in cui vengono elencati vie, viali e piazze dedicate a personalità del mondo comunista e socialista, come Karl Marx, Ho Chi Minh, Che Guevara, Dolores Ibarruri, Stalingrado, Josip Broz Tito, Lenin e la Rivoluzione d’Ottobre. Così si vuole preannunciare quanto ai tempi accadeva nel quartiere del narratore della canzone, ovvero la vittoria schiacciante del Partito Comunista sulla Democrazia Cristiana, in cui il primo prendeva il 74% e la seconda il 6%.

Robespierre degli ODP, che si fonda su un giro di basso ipnotico, è un ricordo nostalgico di un qualcosa che non c’è più e di qualcosa che è rimasto solamente utopico. Perché in Italia il PC non riuscirà mai ad essere la prima forza di governo (anche grazie ad un molteplice “suicidio politico”, ad inizio anni ’70 e alla caduta della Prima Repubblica) e anche a livello mondiale spesso il comunismo culminerà in atroci dittature, feroci tanto quanto quelle combattute per veder sorgere il “Sol rosso dell’avvenir”. 

Il brano è un viaggio nei ricordi e nell’utopia, nella Rivoluzione mancata dal Comunismo e nelle ipocrisie con cui ha mal interpretato ciò che era in principio, ovvero nelle ideologie di Marx ed Engels, che vengono piegate e distrutte dalle brame di potere delle varie correnti che si sono imposte nei Paesi in cui fu tentata la “Rivoluzione Comunista”. Una rivoluzione solo teorizzata dai filosofi e smentita dalle varie dottrine nella pratica, diventando così un’utopia e lasciando altrettanto utopici i ricordi di quel mondo che non tornerà più e di cui è rimasta solo la storia, ma non più la purezza e le “buone intenzioni” dell’ideologia.


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