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Immagine del redattoreLibera Borri

DOGMAN:LA NOSTRA RECENSIONE

Aggiornamento: 15 ago

Dogman di Luc Besson è un film che ha suscitato pareri contrastanti, sia tra il pubblico che tra la critica.

Si tratta, in effetti, di un lavoro piuttosto particolare, in cui, forse, più che in altri casi, hanno un ruolo preponderante il gusto e la sensibilità personali dello spettatore e il momento in cui egli si trova ad approcciarvisi.

Il film racconta la vicenda di Douglas, trentenne dalla vita e dal passato a dir poco singolari. Il ragazzo, infatti, a seguito della situazione affettivamente e socialmente disastrata che caratterizzava la sua famiglia, ha vissuto da bambino un'esperienza aberrante che ha condizionato la sua intera esistenza e lo ha portato a costruire un rapporto eccezionale e in tutto e per tutto personale e familiare con i cani. La storia di Douglas viene raccontata attraverso dei flashback da lui stesso, il quale, finito in cella, si confronta con una psichiatra incaricata di occuparsi del suo caso.

Da notare, intanto, l'umanità che caratterizza il rapporto tra Douglas e la dottoressa, Evelyn, i quali, entrambi consci di cosa siano il dolore profondo e la delusione, intessono una relazione che, pur mantenendo sempre un carattere professionale, va anche oltre e li unisce in una reciproca comprensione.



Se, da un lato, la circostanza narrata è così improbabile da apparire assurda e pretenziosa, dall'altro, se ci lasciamo andare ad una visione non strettamente razionale, possiamo restare affascinati dalla storia dell'uomo così fuori dagli schemi e dalle leggi umane quale è il protagonista del film.

Sicuramente azzeccata è la scelta dell'interprete di Douglas. Caleb Landry Jones, infatti, si rivela adeguato ad impersonare il protagonista di Dogman, sia grazie al suo aspetto fisico, al suo volto estremamente espressivo ed originale, sia grazie alle sue doti attoriali.

Caleb Landry Jones possiede lineamenti molto marcati, che gli conferiscono una espressività profonda, a tratti inquietante, a tratti ironica, molto utile per dare corpo ad un personaggio come Douglas. Inoltre, l'attore si dimostra in grado di utilizzare in maniera abbasanza attiva queste caratteristiche naturali; riuscendo a dare al protagonista un carattere struggente, tragico, sinistro, ma anche capace di suscitare empatia e quasi sbarazzino.

Besson stesso, in alcune interviste, si è sbilanciato in merito alla propria ammirazione per Landry Jones, affermando di non aver provato una simile soddisfazione per un proprio interprete dai tempi di Gary Oldman in Léon (1994) e lodando l'elasticità e lo spessore professionali dell'attore, oltre che la sua umiltà e la sua dolcezza.

Il regista racconta anche di aver lavorato molto attentamente con Landry Jones sulla

fisicità di Douglas: l'attore ha dovuto prendere molto peso e studiare con cura cosa significhi doversi muovere su una sedia a rotelle, approfondendo la questione per ben sei mesi.

Anche Jojo T. Gibbs, interprete di Evelyn si rivela molto convincente nel rappresentare la compostezza e la rigidità che inevitabilmente, caratterizzano il ruolo che Evelyn ricopre, ma anche il calore e la reciproca umana vicinanza che lega il personaggio a quello di Douglas.

Dogman è un film insolito, soprattutto per la scelta dei coprotagonisti, ovvero i cani stessi, i quali diventano dei personaggi con un ruolo considerevole all'interno della pellicola e della vita di Douglas.

Inoltre, l'opera ci offre anche una colonna sonora godibile e una fotografia suggestiva, che richiama atmosfere cupe e noir.

Peccato per il finale, che esalta sì il carattere anticonformista della storia e del suo protagonista, ma appare forse poco risolutivo e un po' approssimativo, oltre che retorico.

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