I Ragazzi della Nickel:la nostra recensione
- Alessia Mancinelli

- 24 ore fa
- Tempo di lettura: 4 min
I Ragazzi della Nickel di RaMell Ross è uno di quei film complessi da decifrare, uno di quelli che restano nella mente per giorni, costringendoti a un’immersione totale e profondamente umana nella storia che racconta.

È stato candidato agli Oscar 2025 come Miglior film, è tratto dall’omonimo romanzo di Colson Whitehead, pubblicato nel 2019 e vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa nel 2020, è il secondo adattamento per lo schermo di un’opera dell’autore. Whitehead stesso aveva infatti scritto la sceneggiatura della miniserie La ferrovia sotterranea, uscita nel 2021.
La storia è liberamente ispirata ai fatti reali accaduti presso la Arthur G. Dozier School for Boys, un riformatorio in Florida noto per gli abusi e i maltrattamenti perpetrati per decenni ai danni dei giovani ospiti, in particolare quelli afroamericani. Le indagini sono andate avanti per anni: nel 2012, un’indagine antropologica forense ha rivelato l’esistenza di 55 sepolture anonime sulla proprietà della scuola, documentando oltre 100 morti tra gli studenti. Negli anni successivi sono state discusse diverse proposte di risarcimento e, nel 2019, nuove indagini hanno portato alla scoperta di altre 27 possibili tombe. Solo nel 2024 la legislatura ha approvato un disegno di legge per compensare tutte le vittime della Dozier School for Boys, in attesa della firma del governatore.
Tornando al film, ci troviamo nella Florida degli anni ’60. Il protagonista è Elwood, interpretato da uno straordinario e giovanissimo Ethan Herisse, un adolescente afroamericano che vive a Tallahassee con sua nonna.
Siamo nell’America delle leggi Jim Crow, che imponevano la segregazione razziale in ogni ambito della vita quotidiana: scuole, luoghi pubblici, trasporti, ristoranti, persino l’esercito. Elwood, nonostante viva in un Paese che lo vorrebbe ai margini di una società ostile, è uno studente modello e pieno di ambizioni. Incoraggiato da un insegnante e sostenuto dalla nonna, sembra destinato a un futuro brillante. Ma il suo sogno si infrange brutalmente quando, a causa di un equivoco, viene accusato di un crimine che non ha commesso. Senza alcuna possibilità di difendersi, viene mandato alla Nickel Academy, un riformatorio dove scoprirà il vero volto della violenza e dell’ingiustizia.
Alla Nickel Academy, Elwood conosce Turner (interpretato da Brandon Wilson), un ragazzo cinico e disilluso che viene da Houston e non sembra nutrire alcuna speranza nel cambiamento. Colson Whitehead ha spiegato in un’intervista a Vanity Fair che i due protagonisti incarnano le sue due voci interiori: Elwood rappresenta la speranza e l’ottimismo di chi crede che il duro lavoro possa cambiare il mondo, mentre Turner incarna il pessimismo, il cinismo di chi pensa che “questo Paese sia fondato sul genocidio, l’omicidio e la schiavitù, e che nulla di tutto questo cambierà mai”.
I due ragazzi danno vita a un dilemma universale: come far convivere la speranza con il pessimismo collettivo di fronte a una realtà crudele e ingiusta?
La Nickel Academy è la conferma vivente di entrambi i punti di vista. Il riformatorio è segregato e profondamente razzista: mentre i ragazzi bianchi giocano a football, i ragazzi neri vengono costretti a lavorare nei campi. Gli abusi sono quotidiani e la violenza è una regola non scritta. Elwood e Turner non hanno altro obiettivo se non quello di trovare un modo per scappare. Nel frattempo, il loro legame si rafforza: la loro amicizia e la loro complicità diventano il cuore pulsante della storia.
L’intero film sembra composto da frammenti di memoria, costruito attraverso un uso quasi totale dell’inquadratura soggettiva. Il regista RaMell Ross ha spiegato così questa scelta:
“Volevo esplorare cosa significasse essere una persona in quel periodo e in quella situazione, sperimentare sulla propria pelle ciò che stava vivendo. Mentre alcuni uomini camminavano sulla Luna, altri – nello stesso momento – consideravano un grande traguardo il semplice fatto di camminare liberi o sedersi dove volevano su un autobus. Questo era ciò che mi stava più a cuore: mettermi nei loro panni.”
Attraverso questa tecnica, lo spettatore non è mai un semplice osservatore: è dentro la storia, la vive attraverso gli occhi dei protagonisti. L’unica eccezione si trova nelle immagini di repertorio che Ross alterna al girato: frammenti che raccontano il grande cambiamento politico e sociale degli Stati Uniti tra gli anni ’50 e ’70. Una delle scene più suggestive è quella in cui il giovane Elwood si vede riflesso nella vetrina di un negozio di elettronica, mentre sullo schermo di un televisore scorrono le immagini del celebre discorso di Martin Luther King.
A metà film si introduce una terza linea narrativa, che ci mostra Elwood in età adulta attraverso alcuni flashforward. Qui il protagonista ha il volto dell’incredibile Daveed Diggs (star di Hamilton). È un uomo ancora profondamente segnato dal trauma vissuto alla Nickel, che si ritrova a fare i conti, ancora una volta, con la verità su ciò che è accaduto a lui e ai ragazzi come lui.
I due giovani attori protagonisti offrono interpretazioni straordinarie, riuscendo a trasmettere il dolore, la paura e la determinazione anche nei silenzi, nei gesti più piccoli, persino quando i loro volti non sono inquadrati.
Ma la vera perla del film è il personaggio della nonna di Elwood, Hattie, interpretata da Aunjanue Ellis-Taylor. Sebbene compaia in poche scene, la sua presenza lascia un segno profondo nello spettatore. Hattie è una donna che ha dedicato tutta la sua vita al benessere del nipote, e ogni sua apparizione è carica di amore e sofferenza. Indimenticabile la scena in cui, in assenza di Elwood, chiede un abbraccio a Turner. Un gesto semplice, ma che racchiude l’essenza di questo film: un’esperienza che travalica lo schermo, rendendo tangibile un dolore troppo a lungo nascosto.
L’esperienza di Ross come documentarista è evidente nel modo in cui la narrazione prende forma. Ogni scelta stilistica riflette il senso di responsabilità che comporta raccontare una storia come questa. Già prima della pubblicazione del romanzo, il regista era stato coinvolto nel progetto sulla base del suo precedente documentario, Hale County This Morning, This Evening, un ritratto intimo della comunità afroamericana dell’Alabama.I Ragazzi della Nickel non è un film che cerca di insegnare qualcosa con formule già sentite. È un’esperienza visiva ed emotiva immersiva, un esercizio artistico e tecnico perfettamente riuscito. Ti trascina dentro una storia che pesa più di te, e dalla quale, forse, non riuscirai più a scappare.



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