“La giovane caotica Fleabag ama guardare il porno, dorme con ogni uomo che le si avvicina e scruta la vita di Londra, mentre cerca di affrontare una tragedia recente.”
Scritta, diretta ed interpretata dalla straordinaria Phoebe Waller-Bridge, Fleabag resta ad oggi una delle serie più irriverenti, geniali e “femministe” degli ultimi anni.
La serie dramedy (drama – comedy) ha debuttato il 21 luglio 2016 e le sue due stagioni sono entrambe disponibili su Amazon Prime Video.
Prodotta dalla casa di produzione britannica BBC Three ha consacrato l’inizio di una carriera meravigliosa, quella della Waller-Bridge che in poco tempo ha conquistato premi e Hollywood, diventando anche una delle protagoniste di Solo: A Star Wars Story.
Perché Fleabag è una serie a cui facilmente ci si affeziona?
È una serie in grado di raccontare la realtà. Fleabag non vuole impartire allo spettatore grandi lezioni di vita, non lo pone di fronte ad una protagonista femminile perfetta, con una vita perfetta in grado di risolvere i propri problemi con uno schiocco di dita. Fleabag è una protagonista complessa, un essere umano solo e in balia dei suoi casini.
Ha perso la sua migliore amica Boo in un tragico incidente, è piena di debiti a causa della caffetteria fallimentare che si è trovata a gestire da sola e la sua famiglia è un covo di parenti devastati dalla vita.
Fleabag è una donna che colleziona dolori, delusioni, drammi familiari, ha un rapporto complesso con il sesso e con gli uomini e sembra non riuscire a comunicare i suoi conflitti a nessuno. Nessuna delle persone che la circonda ha la capacità di accoglierla e di ascoltarla.
Nessuno, tranne lo spettatore. La protagonista, spesso, infatti si rivolge al pubblico rompendo la quarta parete. Siamo noi ad essere al 100% coinvolti e partecipi della sua vita e delle sue peripezie.
Questa necessità della protagonista di coinvolgere chi guarda in tutti suoi stati d’animo permette di creare un rapporto empatico con il personaggio e di innamorarsi di lei e del suo mondo sottosopra.
Le sopraffine capacità di scrittura di Phoebe Waller-Bridge riescono a dar vita ad un personaggio sincero, una protagonista scomoda che non ha paura di essere “politicamente scorretta” che non ha paura di abbattere tabù, di parlare liberamente di sesso e morte.
La prima stagione, uscita nel 2016, nasce da una pièce teatrale scritta dalla Waller-Bridge anni prima ed adattata per il piccolo schermo.
In questo primo “capitolo” Fleabag affronta il grande dolore per la perdita della sua migliore amica senza mai quasi nominarlo, si trova a dover sopportare un’antipatica “matrigna”, nuova moglie del padre (interpretata da un’incredibile Olivia Coleman) e deve reggere il confronto con sua sorella Claire, ricca e di successo la cui vita sembra essere perfetta. Fleabag altro non è che la “pecora nera” della famiglia, ma con lo scorrere degli episodi tutti i personaggi, che inizialmente percepiamo come vuoti e cinici, si umanizzano davanti gli occhi dello spettatore.
Lo show è il racconto di una donna libera, sola, emancipata, che ha un rapporto totalmente libero con gli uomini. Mostra anche un’analisi molto intima e introspettiva della vita sessuale della donna, senza freno ed in maniera completamente priva di censure.
Se della prima stagione resta il senso di disturbo di fronte ad un racconto un po’ cinico e privo di sentimento, nella seconda stagione l’attrice-sceneggiatrice introduce un ingrediente che rende la serie molto più “morbida”: l’amore.
Questo sentimento così complicato entra in gioco in un modo molto interessante che regala allo spettatore una nuova chiave di lettura e che pone la protagonista sotto una lente diversa.
L’amore che prova Fleabag è un amore totale e puro, ed entra in scena un personaggio molto interessante con il quale la protagonista si lascia andare forse per la prima volta. Nel corso della stagione, infatti, la donna si innamora di un Prete (interpretato dall’attore Andrew Scott).
L’uomo inizialmente sembra legarsi a lei come persona, senza andare oltre, senza vederla legata al sesso o con uno specifico ruolo nella coppia. Meccanismo messo in atto anche con gli uomini della prima stagione, ma ciò che caratterizza il Prete (che non ha un nome proprio come la protagonista) è la sua capacità di vederla. Finalmente c’è un altro personaggio, oltre al pubblico, che si accorge di questo “rapporto” con lo spettatore e che sembra esserne invidioso. In molte scene Il Prete prova a riportare su di sé l’attenzione della donna proprio nel momento in cui lei si rivolge al suo pubblico.
Questa capacità dell’uomo di accorgersi di Fleabag, dei suoi stati d’animo e persino dei momenti di estraniazione permette ai due di mettere in scena una storia d’amore (non vissuto) importante e incredibilmente romantica.
Il fatto che Phoebe abbia scritto una prima stagione in cui gli uomini erano delle pedine, rappresentati in modo quasi macchiettistico, per cui la donna fatica a provare sentimenti per poi regalare alla sua protagonista un amore in questa seconda stagione ha attirato non poche polemiche. La decisione di scegliere un prete, infatti, è stata vista da molti come una provocazione, un tabù, una scelta scomoda presa di proposito per destare scalpore.
Questa scelta per Fleabag nasconde tutt’altro, è quasi una consacrazione dell’amore stesso. Una celebrazione della purezza di un sentimento (che va aldilà dell’atto fisico o della possibilità di avere una vera e propria relazione con l’altro).
Amare per amare, amare per sentirsi finalmente vivi pur avendo la certezza che non si verrà ricambiati.
Il personaggio del Prete diventa, quindi, simbolo di un meccanismo di auto-sabotaggio che l’essere umano mette in atto. Racchiude in sé stesso tutti i limiti, i vincoli insuperabili che mettiamo noi stessi alla nostra vita per sfuggire dalla possibilità di soffrire, per non rischiare, per evitare qualsiasi impegno a livello relazionale.
È il culmine di un processo di evitamento di cui la protagonista si fa portavoce per ricordarci di quanta paura possa fare il pensiero di ancorare la nostra vita a qualcosa di così totalizzante come può essere l’amore.
Alla fine della fiera Fleabag ci ricorda lasciandoci con un sorriso malinconico che spesso l’amore non basta e che tutto un giorno “passerà”.
In questa serie tv tutto ha un proprio significato, non esiste un personaggio perfetto, sono tutti ansiosi, distratti, tutti hanno qualcosa da nascondere, di cui vergognarsi. Non esiste normalità, e potrebbe sembrare tutto molto estremizzato, tutto “troppo”, ma questa caratteristica riesce a dare autenticità alla serie, perché in fondo la vita perfetta non esiste, la famiglia perfetta non esiste.
La Waller-Bridge riesce ad inserire questa storia “imperfetta” in questo mondo fatto fin troppo di apparenza e riesce a farlo con estrema intelligenza e uno spiccato senso dell’umorismo.
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