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Immagine del redattoreDavide Bonamici

Il sociale e l’antisociale, da sempre i due volti della sinistra secondo Francesco Guccini

Aggiornamento: 15 ago

1962, a due anni di distanza dai tragici fatti di Genova, in cui alcuni manifestanti si erano scontrati con i militanti del MSI, nasce un accordo tra la Democrazia Cristiana di Aldo Moro e il Partito Socialista Italiano di Pietro Nenni. Da questo accordo sorge definitivamente il nuovo centro-sinistra, guidato dall’anima progressista del PSI e da quella della DC che desidera rinnovarsi dopo l’infelice governo Tambroni.

Bastano 5 anni a Francesco Guccini, nel 1967, per individuare le due tipologie di giovani che caratterizzano il pensiero di sinistra, il sociale che appartiene al nuovo centro-sinistra e l’antisociale legato al Partito Comunista Italiano. Il sociale e l’antisociale diviene una presa in giro, il contestare la divisione politica dei due volti storici della sinistra, PSI e PCI, ancor prima che il compromesso storico veda la luce e porti ad un riappacificamento politico della sola classe dirigente.

Guccini inizia a sviscerare l’antisociale, che viene descritto come un menefreghista, che vive la sua vita alla giornata e non teme i giudizi dell’altra gente. La prima strofa parla di ciò che il protagonista odia: l’ipocrisia morale, guerre, armamenti, il miracolo economico ed il valore permanente e duraturo. Si auto-descrive come una persona da cui star lontano perché, oltre ad essere “senza grana”, non ci tiene a recitare il bel viso davanti a tutti, ma preferisce essere sempre sé stesso e in qualsiasi circostanza.

L’antisociale detesta i cliché, non vuole parlare di auto, scandali, cambiali e di vacanze, ma elogia il suo stile di vita contro il matrimonio e in cui preferisce solo le donne mondane, perché le ritiene le uniche ad essere sincere. Il suo intervento nella canzone si conclude con il suo rifiuto verso quei padri di famiglia che si accontentano di chiunque per “accasare” la propria figlia, solo perché con ella si intrattiene un altro tipo di rapporto sentimentale.

Dopo l’odio nei confronti del borghese, dell’arrivato e dell’avvocato, si presenta colui che appartiene all’altra sinistra e a ciò che viene odiato dall’antisociale. Il sociale viene preso più in giro rispetto all’antisociale, perché il testo tende a rimarcare le sue ipocrisie, partendo proprio dalla frequentazione della “gente bene” e dall’interesse esclusivo per i party. Da qui si parte per iniziare a parlare delle apparenze, a cui il personaggio si lega, ovvero la contrapposizione al suo essere bene, il parlare male degli assenti e il fare il “maiale” con le ragazze, ma queste due abitudini vengono messe in ombra dalla sua presenza a Pasqua in confessionale.

Il sociale vuole dare, alla gente che frequenta, l’idea di essere un ragazzo gradevole e sempre con cariche pubbliche a supportare la propria immagine nell’alta società. E sa come muoversi, l’intelligenza non gli è propriamente richiesta, ma l’astuzia sì ed egli sa come usarla, interessandosi al cinema di Antonioni e al Premio Strega, in modo da darsi un tono e mostrarsi acculturato. Anche i vestiti sono curati, perché sono il conto in banca e l’eleganza a permettergli di farsi ritenere interessante agli altrui occhi. Adora le feste, frequenta anche le donne mondane, ma bada bene di non farlo sapere in giro, perché nessuno deve conoscere queste sue frequentazioni e rifiuta, pur ritenendosi a volte comunista, i rapporti coi proletari, incrociati a tarda notte sui i viali e usati nei suoi discorsi per far bella figura in alta società. Anche qui viene dimostrato quanto le apparenze contino più di qualsiasi altra cosa, parla dei temi cari legati agli operai solo per ben figurare e lo stesso fa con la fede. Deride i preti, ma ossequia lo zio cardinale e va sempre a messa alla domenica, perché gli importa di sapere cosa pensi di lui l’altra gente.

E nell’ultima strofa elogia il suo definirsi “bene”: nel suo stile di vita, nella gente che frequenta e nel suo apparire come tale ai loro occhi. Mentre tutto il resto vada in malora, perché lui è il sociale, lui vive per le feste e per le apparenze e non ha interesse per altro.

Guccini descrive così i volti delle due sinistre degli anni ’60, fa specie constatare che la canzone sia molto attuale. Infatti, si può riconoscere l’antisociale nel giovane stufo di una sinistra elitaria e alla deriva; e il sociale lo si riconosce nell’odierno centro-sinistra, dove molti giovani vi entrano per ambizione di potere e in cui il tutto viene discusso dalle logiche di salotto, senza più parlare direttamente alle persone e considerandosi, con molta arroganza, culturalmente superiori a chiunque abbia tesi opposte alle proprie.

Il sociale e l’antisociale da circa 60 anni racconta i due volti della sinistra, le due visioni e tutto ciò che costituisce i due panorami, sottolineando soprattutto e da sempre difetti ed ipocrisie.


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