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L’armonia spezzata dei fiumi: la siccità e il mutare del loro canto

Ogni luogo della Terra ha una sua voce, un paesaggio sonoro unico che racconta la vita che lo abita. Dalle foreste tropicali alle immense distese di ghiaccio, passando per le onde degli oceani e il brusio delle città, il nostro pianeta è un'orchestra in continua esecuzione. Ma qualcosa sta cambiando. Il riscaldamento globale sta trasformando non solo il clima e gli ecosistemi, ma anche i suoni della natura e dell'uomo. Alcuni si fanno più intensi e minacciosi, altri si affievoliscono fino a scomparire. In questo nuovo appuntamento, continuiamo questa serie di articoli in cui cercherò di esplorare come il cambiamento climatico stia modificando la voce della Terra e il modo in cui la percepiamo.

siccità e fiumi

Il canto liquido dei fiumi


I fiumi hanno sempre avuto un ruolo speciale nella vita dell'uomo e della natura: non solo come fonte di approvvigionamento idrico, ma anche come arterie di biodiversità, vie di comunicazione, simboli di civiltà. A livello acustico, ogni fiume è una sinfonia: lo scrosciare dell'acqua che corre tra le rocce, il gorgoglio dei ruscelli, i richiami della fauna selvatica, il fruscio delle piante lungo le rive. Questo insieme di suoni è molto più di un semplice sottofondo: è un linguaggio, una forma di espressione dell'ecosistema. Il paesaggio sonoro dei corsi d'acqua ha accompagnato l'umanità per millenni. Pensiamo ai grandi fiumi storici come il Nilo, il Tigri, l'Eufrate, il Gange: non solo culle di civiltà, ma anche fonti di ispirazione poetica e musicale. I suoni dell'acqua evocano vita, rinnovamento, continuità. Eppure oggi, in molti luoghi del mondo, il canto dei fiumi si sta spegnendo.


La siccità e i fiumi: il silenzio delle acque


Il cambiamento climatico sta colpendo duramente i corsi d'acqua. L'aumento delle temperature medie, l'intensificarsi delle ondate di calore e la riduzione delle precipitazioni stanno prosciugando fiumi, torrenti e laghi. Nel 2024, secondo il Copernicus Climate Change Service, l'Europa ha vissuto la sua estate più calda e secca mai registrata. Il fiume Po, in Italia, ha raggiunto livelli idrici eccezionalmente bassi, così come il Reno in Germania e la Loira in Francia. Quando l'acqua si ritira, il paesaggio sonoro si trasforma. Non ci sono più le rapide, il gorgoglio tra i ciottoli, lo scroscio degli affluenti. Resta un silenzio innaturale, spesso interrotto solo dal rumore del vento su un letto di fiume asciutto o dal crepitio delle piante rinsecchite. Quel silenzio è il segnale tangibile di un'assenza: l'assenza di vita. La siccità riduce la portata dei corsi d'acqua, isola tratti di fiume, interrompe i collegamenti tra gli habitat. Pesci e anfibi non riescono a spostarsi, a nutrirsi, a riprodursi. Molte specie muoiono o migrano. E anche gli uccelli acquatici, privati delle loro zone di sosta e alimentazione, abbandonano le rive. Tutto ciò si riflette nei suoni che non sentiamo più.


Bioacustica dei fiumi: ascoltare il cambiamento


La scienza della bioacustica è oggi uno strumento prezioso per studiare gli effetti della crisi climatica sugli ecosistemi. Diversi progetti in Europa e nel mondo stanno registrando i paesaggi sonori fluviali, confrontando le tracce audio nel tempo per rilevare l'evoluzione delle comunità biologiche. Nel 2023, uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Ecology and the Environment ha monitorato alcuni fiumi del Regno Unito nei periodi di siccità e pioggia. I ricercatori hanno riscontrato una drastica riduzione dei segnali sonori biologici durante le fasi di magra: meno richiami di uccelli, meno frinire di insetti, meno rumore dell'acqua stessa. Il paesaggio sonoro diventava povero, frammentato, innaturale. Anche il progetto Sounding Wild in Europa raccoglie suoni ambientali per monitorare il cambiamento climatico attraverso l'acustica. In alcune aree dell'Amazzonia e del bacino del Mekong, l’utilizzo di registratori automatici sta aiutando gli scienziati a mappare le alterazioni nei cicli biologici dovuti a variazioni idrologiche anomale. Questo tipo di ascolto diventa così un modo per "vedere" ciò che altrimenti sarebbe invisibile. Il silenzio di un fiume, se registrato e analizzato, racconta molto più di quanto appaia.


Le comunità umane e i suoni perduti


Il mutare del suono dei fiumi non riguarda solo la natura. Anche le comunità umane che vivono lungo le sponde ne sono profondamente influenzate. In molte culture indigene, ad esempio, i suoni del fiume hanno un significato spirituale, rituale, identitario. La loro scomparsa è una perdita culturale, oltre che ecologica. In Europa, i mulini ad acqua, un tempo diffusi lungo i fiumi, producevano un tipico rumore meccanico che si fondeva con quello dell'acqua: oggi, con il calo dei livelli idrici, molte ruote sono ferme. Anche il turismo fluviale, con le sue canoe, barche, risalite, risente della siccità: meno acqua significa meno attività, meno presenze umane, meno interazione sonora tra uomo e natura. In alcune zone d'Italia, come il Delta del Po o il Lago Trasimeno, le amministrazioni locali stanno avviando progetti di registrazione dei paesaggi sonori per conservarne la memoria. Un patrimonio fragile e prezioso, che rischia di sparire con l'acqua che lo rende possibile.


Ricostruire un equilibrio, anche acustico


Cosa possiamo fare per restituire voce ai fiumi? Le risposte passano da politiche idriche più sostenibili, protezione degli ecosistemi fluviali, riduzione delle emissioni e adattamento ai cambiamenti climatici. Ma c'è anche un elemento culturale e percettivo: dobbiamo imparare di nuovo ad ascoltare. Educare all'ascolto ambientale significa sensibilizzare sulle trasformazioni in corso. Molti enti di ricerca stanno promuovendo la citizen science acustica: cittadini comuni che, con strumenti semplici, registrano e condividono i suoni dei propri territori. Un gesto piccolo, ma potentemente evocativo. Perché solo se impariamo a cogliere l'assenza, possiamo desiderare il ritorno. Solo se ci accorgiamo che il fiume non canta più, ci attiveremo per restituirgli voce.

 
 
 

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