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L’urlo rabbioso per la pace in Irlanda del Nord, Inflammable Material degli Stiff Little Fingers

Terrore e paura segnano le British Isles tra la fine degli anni ’60 e la metà degli anni ’80, dove le bombe dell’IRA (Irish Republican Army) prendono di mira i luoghi frequentati dai giovani e la British Army (esercito inglese) terrorizza con incursioni, perquisizioni e domeniche di sangue l’isola irlandese.

Il contesto è complicato: l’Irlanda del Nord, creata dagli inglesi per tutelare i residenti britannici sull’isola opposta e per avere soprattutto un avamposto militare con cui controllare gli irlandesi, è rivendicata sia dall’IRA che dal governo irlandese. Tutto ciò rende la situazione paradossale, perché nelle strade delle città si respira il terrore, i carri armati inglesi girano alla ricerca dei covi dell’IRA e i soldati perquisiscono ogni persona che ritengono possa essere sospetta (anche chi non ha nulla a che fare con il gruppo paramilitare).

I giovani nordirlandesi sono i primi a pagare per questa situazione, i luoghi di svago sono pochi e spesso chiudono abbastanza presto per via dei coprifuochi imposti dal governo inglese, il tempo lo si passa più in casa che in posti di socialità e la gioventù è stanca di subire gli atteggiamenti persecutori di entrambe le parti che rivendicano l’Irlanda del Nord. In questo clima di rabbia e tristezza giovanile, nasce Inflammable Material (1979), il primo album degli Stiff Little Fingers che racconta le sensazioni vissute dai ragazzi degli anni ’70 e lo fa con la rabbia di chi si sente privato il diritto di vivere in pace la propria vita. Perché il disco, seppur con testi rabbiosi e parole forti, vuole essere un grido di pace e fa eco a tutta quella generazione che sta sopravvivendo al clima di terrore sull’isola.



Dai fermi e dai sospetti della British Army su ogni giovane che gira nelle grandi città, prende vita il pezzo di apertura del disco, Suspect device. Una canzone cruda e grezza, in grado di descrivere con parole taglienti la realtà nordirlandese, è un attacco ad entrambe le forze in campo, perché esse tolgono la libertà alla popolazione in nome della libertà, un assoluto controsenso. Il suono crudo e grezzo continua in State of emergency, in cui è l’odio il punto cardine del testo, perché l’esasperazione vissuta dai giovani li porta a dire “Basta” e a voler cambiare la propria vita, segnata e vinta dall’odiare chiunque voglia continuare questa guerra. Here we are nowhere, nei suoi 58 secondi, cavalca ancora la rabbia giovanile. La vita non ha svaghi, i pub ed altri luoghi di aggregazione sono chiusi e sembra trasparire ai giovani che sia un reato esserlo. I giovani vorrebbero divertirsi, ma vengono quasi colpevolizzati per questo volere ed essi si sentono imputati di un processo fatto solamente alla loro età.

L’ideologia di molti uomini vuole che i giovani scelgano da che parte stare, ma gli SLF dicono che è anche giusto non voler far parte di nulla, di non voler sprecare la propria vita in guerra e di credere universalmente nei valori della pace, dell’anti-militarismo e dell’anti-eroismo. Nasce il primo inno della band, una dichiarazione pacifica di guerra alla guerra e che rivendica il diritto di non scegliere chi sostenere, nasce Wasted life. Il tempo e la vita si stanno perdendo dietro alla ferocia della guerra e gli adulti ormai l’hanno rubata ai giovani, obbligati a scegliere od emarginati in caso di non scelta e di richiesta di porre fine al conflitto. E gli stessi concetti li affermerà anche No more of that, un altro inno al pacifismo e al porre fine alle ostilità.

Barbed wire love è un mix tra romanticismo e doppi sensi, sia in ambito sessuale che politico, perché rimanda ad un amore violato dal clima di terrore, ma che sa giocare con la dialettica dell’atto sessuale e con quella della situazione politica nordirlandese. Il brano è seguito poi da due canzoni che non parlano di guerra, ma che sono agli opposti tra loro, perché se White noise è principalmente caotica e rumorosa, Breakout è una splendida ed inattesa ballad punk.

Nel continuare l’insensatezza dei fermi di polizia e l’eccessiva violenza di essi, nasce una critica spietata al sistema e alla sua intolleranza, una canzone che attacca gli abusi ed i soprusi di chi afferma di farlo in nome della libertà, Law and order ridicolizza ancora una volta il militarismo e il falso eroismo dei soldati e condanna la violenza di un sistema ormai esasperato dalla guerra. Arrivano poi due canzoni dedica: Rough Trade è dedicata all’etichetta discografica e ne riporta il nome sia nel titolo che nel ritornello, mentre la dolce e melodica Johnny Was è una cover di Bob Marley rivisitata e cambiata radicalmente, sia nella durata di otto minuti del pezzo (insoliti nelle logiche punk) che nell’impeto del suono, non più solamente grezzo, ma che risulterà fondante di un nuovo sottogenere musicale, il Punk-Ska-Core (genere di cui poi saranno riferimento i Bad Manners).

Il disco poi riprende il suo concept, presentando uno dei pezzi più famosi e di protesta della band, Alternative Ulster, un ulteriore grido di rabbia per la guerra alle calcagna dei giovani nordirlandesi ed anche un’accusa alla falsità del potere, che chiede solamente soldi per la propria causa ad un popolo stremato dal conflitto ed è indifferente al dolore dei cittadini. L’album si chiude con Closed Groove, il brano accenna ad una sperimentazione tra punk e new wave e nel testo, più docile e tranquillo rispetto agli altri, si sofferma sui concetti di pace, razzismo e di sensibilità storica. La canzone si chiude con il trillo di un telefono che mette la parola fine all’album, segnale che questi squilli non cadano nel vuoto e che chi risponderà potrà dichiarare finita la guerra.

Inflammable Material è un disco dirompente e bruciante, in grado di raccontare le paure generazionali dei nordirlandesi, ma anche di accusare, senza alcun timore, un sistema malato e solamente capace di terrorizzare chi vorrebbe vivere in pace la propria vita, un grido rabbioso ed esasperato contro ogni forma di guerra e di violenza.

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