Accumulare per paura di perdere.
Rifugiarsi in tempi passati per proteggersi dal futuro.
Cercare il superfluo per costruire la concretezza di un ricordo.
Arto Paasilinna descrive con maestria l'impulso di consumare e consumarsi nel suo romanzo del 1994 "La prima moglie e le altre cianfrusaglie".
Ci avventuramo tra le peripezie di Volomari Volotinen, ispettore assicurativo appassionato di antiche rarità al limite dell'ossessione.
Disposto a spendere tempo e cifre considerevoli pur di accaparrarsi il più stravagante cimelio, il protagonista sceglie come compagna un'energica signora con il doppio dei
suoi anni; l'ex ausiliaria Laura Loponen incarna perfettamente l'ideale di tempo come preziosa risorsa tanto anelato da Volomari. Temprata dalle insidie della vita, Laura è
risoluta, esperta, rassicurante, un raro ed elegante gioiello d'epoca che inossidabile rimarrà al fianco di Volotinen e alle sue stravaganze.
Farsi l'intera tratta Budapest-Helsinki sballottati in un treno merci, affrontare bestie feroci in una foresta, inimicarsi arcigni funzionari sovietici con appassionati comizi
(il romanzo è ambientato nel 1974), trattare la precisa quantità di peli pubici trasportabili ed incontrarsi con misteriosi personaggi tra i vicoli di Parigi sono solo alcune
delle avventure affrontate dagli sposi in cerca dell'oggetto più eccentrico da aggiungere alla collezione.
Cianfrusaglie si, ma dal prezzo tutt'altro che abbordabile, sia dal punto di vista meramente materiale che da quello esistenziale.
Ogni capitolo racconta una piccola Odissea che vi farà innamorare dei suoi personaggi senza bisogno d'autore.
I trascorsi movimentati si intersecano sapientemente con spaccati di vita quotidiana, quasi a ricordare che persino la più ordinaria delle esistenze può nascondere
incredibili avvenimenti.
E sempre lo spettro della perdita ad orbitare nella convulsa ricerca dell'antica novità.
Paasilinna riesce a cullare tra le righe una rigida posizione nei confronti del consumismo, visto sempre come un bisogno continuo di rinnovamento; si può essere ossessionati
dal possesso indipendentemente dal valore e dalla sua posizione cronologica.
Volomari accumula incessantemente pezzi di storia per modellare la sua: lui è gli oggetti che trova ed accatasta, lui è la sua ricerca, lui è la sottile sensazione di
autocompiacimento nel trovare ciò che lui solo crede di aver trovato.
Il protagonista è il tempo. Tempo passato. Tempo trascorso. Tempo da perdere nell'aggiungere altro tempo ed altre storie in una vita che non accontenta fino in fondo.
Nonostante una vita già da sola appagante, un rapporto di coppia idilliaco (o quasi), un lavoro ben remunerato ed un posto nel mondo, Volomari non accetta la quotidianità ma
contemporaneamente la desidera. Vuole una speciale normalità, l'eccentricità come rifugio da un futuro comunque incerto.
Ammassare per anestetizzare la paura dell'inevitabile abbandono.
Recuperare ciò che quel tempo si è lasciato indietro, come a voler accogliere la dimenticanza.
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