Les Leyendas: "Il monte delle anime". Un'opera di Gustavo Adolfo Bécquer
- Ludovica Lufino

- 3 ore fa
- Tempo di lettura: 4 min
“En mi cerebro
duermen los hijos de mi fantasía,
esperando en silencio
que el arte los vista de palabra.”1
C’è una notte, in Castiglia, in cui persino il vento sembra trattenere il respiro: è la notte di Ognissanti, quando le anime dei defunti si destano dal loro silenzio e tornano a percorrere i luoghi amati in vita. Tra le colline antiche, dove la nebbia si mescola al suono delle campane, sorge un monte dimenticato: è qui che nasce una leggenda che, ancora oggi, sussurra paura e fascino: “Il Monte delle Anime”2.

Caro lettore, mentre stai leggendo, non voltarti perché, se ascolterai attentamente, potresti sentire anche tu il passo delle anime che tornano… e chissà, forse, stanotte, qualcuno pronuncerà il tuo nome sul Monte delle Anime! Forse sorriderai, pensando che siano solo superstizioni, ma ricorda: a volte, le parole non raccontano … chiamano!
La nostra leggenda comincia a Soria, antica città della Castiglia, dove la notte di Ognissanti porta con sé un’antica usanza: quella di ricordare i Templari3caduti sul Monte delle Anime. Durante quella notte, due giovani, Alonso e Beatriz, passeggiano insieme. Un gesto d’orgoglio, una parola di troppo, e, tra i due, nasce una sfida: recuperare la fascia azzurra che ornava il mantello di Alonso, e che Beatriz voleva come trofeo, dimenticata sul monte durante una battuta di caccia. Ma, chi osa disturbare i morti, difficilmente conosce un ritorno.
Soria era un’antica città di pietra e silenzio, dove il fiume Duero scorreva lento come un pensiero d’autunno. Era la notte di Ognissanti e a casa dei conti di Alcudiel si preparava la festa. Tra i giovani invitati vi erano Beatriz, giovane di bellezza algida e sguardo di ghiaccio, e Alonso, suo cugino, segretamente innamorato di lei.
Durante la cena, tra le chiacchiere e le risate, qualcuno ricordò la leggenda del Monte delle Anime, quel luogo dove, si diceva, i cavalieri Templari furono massacrati e dove ogni anno, nella notte dei morti, le loro anime tornavano a cavalcare, coprendo di ululati e rintocchi di campane il silenzio della valle. Beatriz, incredula, rise; non credeva alle superstizioni tantomeno ai fantasmi. Alonso invece rabbrividì.
Il destino, a volte, si traveste da gioco e Beatriz, vedendo sul mantello di Alonso una fascia azzurra, lo prese in giro e la chiese come trofeo. Alonso sorrise mentre il suo sguardo si fece cupo, facendo capire a Beatriz di averla perduta sul monte durante la battuta di caccia. La ragazza non esitò a ribattere, chiedendo al giovane di riportargliela; così, in quel momento, la sfida si trasformò in condanna. Preso coraggio, Alonso uscì di notte e si diresse verso il monte tra i cui boschi si udivano echi di cavalli invisibili.
Beatriz lo attese, ma, quando venne l’alba, Alonso non era ancora tornato. Destatasi dal sonno, la giovane trovò, sul pavimento della sua stanza, la fascia azzurra intrisa di sangue … le venne detto che Alonso era stato sbranato dai lupi. Il suo dolore fu talmente forte che la giovane vi morì.
Da quel momento si racconta che, nella notte di Ognissanti, una voce di donna si unisce ai galoppi lontani sul Monte delle Anime: è Beatriz, costretta a correre, senza tregua, intorno alla sepoltura di Alonso, inseguita dai lupi. Questa fu la sua condanna nell’aldilà.
Ancora oggi, dicono che nelle notti di novembre, quando la nebbia sale dal fiume Duero, si sentano passi di cavalli sul Monte delle Anime. Forse è solo il vento o forse sono solo le leggende che, come scriveva Bécquer, Non muoiono mai: dormono… e aspettano di essere raccontate!”
1 G., A., Bécquer, “Nel mio cervello dormono i prodotti della mia fantasia, aspettando in silenzio che l’arte li vesta di parola”, cit. tratta da “Rimas y leyendas” (Rima I). Edición de Francisco López Estrada. Madrid: Cátedra, 2000, p. 91.
2 G., A., Bécquer, “El monte de las ánimas”, in “Rimas y leyendas”, edición de Francisco López Estrada, Madrid: Cátedra, 2000, pp. 199-205.
3 Seppur presenti nella penisola Iberica durante la Reconquista, i cavalieri Templari non furono direttamente coinvolti nell’espulsione dei Moriscos, avvenuta secoli dopo. R., Bevan, “The Templars in Iberia: the Reconquista and the Spanish crusades”, in «History.co.uk», s.d. B., Franco, “Portraying Conversion: The Image of Moriscos in Iberia (1492–1614), in Iberian Connections: Medieval and Early Modern Studies & Contemporary Critical Thought”, vol. 2, Fall 2019.
4Il romanticismo di Bécquer parla di paura, di orgoglio e di destino. Beatriz è la ragione che i romantici hanno voluto abbandonare, lei sfida la superstizione mentre Alonso incarna il tema a loro caro: il sentimento come spirito di sacrificio. Il monte diviene così un confine tra fede e ragione, tra vita e morte, tra amore e colpa, un luogo in cui l’anima umana si mette a nudo, rivelando la sua fragilità. L’amore romantico è fatale, rincorre la morte per assaporare quel terrore sublime, quello spavento e quell’inquietudine devastante di cui l’essere umano non può fare a meno.
Se stai ancora leggendo, caro lettore, forse, anche tu, senti quel brivido che corre tra le parole. Mi hai seguito fin qui, tra le ombre. Ora spegni la luce e, se sentirai un fruscio, non temere, è solo il vento … almeno così si dice!
Bibliografia
BÉCQUER, Gustavo Adolfo, Rimas y leyendas, edición de Francisco López Estrada, Madrid, Cátedra, 2000.
BEVAN, Richard, “The Templars in Iberia: the Reconquista and the Spanish crusades”, in History.co.uk, s.d.
FRANCO, Borja, “Portraying Conversion: The Image of Moriscos in Iberia (1492–1614)”, in Iberian Connections: Medieval and Early Modern Studies & Contemporary Critical Thought, vol. 2, Fall 2019.
4 Rielaborazione ispirata a Gustavo Adolfo Bécquer, Leyendas, in Rimas y leyendas, ed. Francisco López Estrada, Madrid, Cátedra, 2000, p. 187.


Commenti