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La rivolta di un quartiere: The guns of Brixton DEI CLASH

A cavallo degli anni ’70 e ’80 non è facile vivere a Brixton, il quartiere multietnico di Londra sta subendo le leggi del primo governo Thatcher contro le minoranze, che vengono colpite dal punto di vista lavorativo e marginalizzate rispetto ad altri residenti della capitale inglese.

Le prime proteste, seppur lievi, sono represse nel sangue dalla polizia e quest’ultima a Brixton, senza giustificati motivi, agisce violentemente nei confronti di coloro che protestano per la dignità perduta fuori da fabbriche, uffici e nelle piazze. Tutto questo culmina con la rivolta avvenuta tra il 10 e il 12 aprile 1981, in cui gli abitanti di Brixton e Lambeth, in maggioranza afrocaraibici, si scagliano contro la polizia accusata di usare metodi oppressivi nei confronti delle minoranze.

Prima ancora di questo ultimo atto di rivolta, conosciuto poi come Bloody Saturday, le piccole rivolte di Brixton vennero raccontate e quasi esortate da una canzone dei The Clash, ovvero The guns of Brixton, che divenne un inno per le popolazioni oppresse dalle politiche repressive della Thatcher. La voce narrante è quella di un residente di quei quartieri, Paul Simonon (bassista della band) è praticamente nato lì ed è cresciuto nel contesto multiculturale di Brixton.

La canzone è chiaramente ispirata alle popolazioni afrocaraibiche, le melodie, che appartengono al reggae e al roots rock giamaicano, si fondano su un giro di basso composto dallo stesso Simonon. Il testo, invece, è una chiara dichiarazione di guerra a chi rappresenta la legge e al contempo la esercita in maniera dittatoriale e oppressiva.

Nella prima quartina c’è l’invito a ribellarsi alle irruzioni nelle case di chi è sospettato di organizzare rivolte contro la lady di ferro, quindi difendersi a ogni costo e non arrendersi subito. La seconda strofa è una provocazione ai ribelli stessi, li provoca sfacciatamente “Vi farete trovare già per terra? O vi dovranno condurre al braccio della morte?”, un ulteriore invito a combattere.

Poi attacca il ritornello, breve e chiaro: nonostante la violenza e i soprusi, Brixton si rialzerà sempre e la mala legge dovrà rispondere alle sue pistole, ovvero alla sua rivolta.

Le tre strofe successive fanno un paragone, tra chi guarda e tace dai quartieri più benestanti, sottolineando il fatto di quanto l’avere troppi soldi faccia stare bene tanto da ignorare la miseria altrui. In seguito entra in gioco un personaggio: Ivan, un residente di Brixton. Egli non è felice, è povero e senza lavoro e, come nel citato film They harder they come, deve sopravvivere a ciò che è la propria vita. Purtroppo, sta vivendo in una realtà spietata e anche lui decide di unirsi alle piccole rivolte, ma in esse trova l’oppressione più violenta e alla fine viene ucciso. Per lui non ci sarà bisogno del furgone della polizia che lo condurrà al carcere, ma di un veicolo che lo porti all’obitorio. Dirà così addio al sole di Brixton e il suo corpo sarà uno dei tanti che finiranno in quel luogo, finché la politica thatcheriana non ricomincerà ad ascoltare le minoranze etniche e sociali dei quartieri di South London.

Dopo il secondo ritornello, uguale al primo, si ripetono le prime strofe e alle volte vengono invertite tra loro, verranno alternate con l’ultimo ritornello e la parte finale della canzone. Il concetto, però, rimane lo stesso, ovvero quello di esortare i manifestanti a non restare fermi e a non accettare la repressione della polizia, approvata dal governo inglese.

Il testo farà parte dell’album London Calling, uno dei più famosi nella storia del punk, pubblicato nel 1979, circa un anno e mezzo prima del sabato nero, avvenuto nell’aprile del 1981. Qualcuno sostiene addirittura che il ritornello venne cantato da alcuni gruppi di rivoltosi, vicini alla band e a Simonon, in quegli istanti di guerriglia urbana in cui una minoranza cercò di far valere i propri diritti e si ritrovò davanti al muro violento dell’autorità britannica.

The guns of Brixton non solo raccontò la realtà violenta di alcuni quartieri nella parte sud di Londra, ma fu addirittura profetica e divenne un inno per chi subiva continui abusi e oppressioni da parte delle autorità. La canzone rimane comunque uno dei pezzi più discussi e controversi dei Clash, perché fu un chiaro ed esplicito inno a ribellarsi, a non sottostare alla violenza di un’intera classe politica e a rivendicare il diritto alla propria sopravvivenza.


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