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PARANNOUL: Shoegaze dalla Corea

Non sappiamo ancora chi si nasconde dietro il progetto lo fi coreano Parannoul (Tramonto blu), ma con l'uscita del suo ultimo album After the Magic è appurato che ci troviamo dinanzi ad uno dei progetti più interessanti del panorama musicale recente. L'alias Parannoul si è descritto come un perdente attivo, al di sotto della media in altezza, aspetto e tutto il resto, un adulto rachitico incatenato alle fantasie adolescenziali. La prima parola che balza in mente è Hikikomori, il fenomeno giapponese sempre più frequente di persone che davanti ad una società sempre più paralizzata e scollegata con l'altro, sono entrate in qualche modo, per loro volere o non, in uno stato di completo distaccamento sociale. Il suo esordio avvenne nel 2020 con Let's Walk On The Path Of A Blue Cat, un album non ancora totalmente a fuoco, ma che lasciava intravedere qualche spunto poi saturato l'anno dopo con il bellissimo To See the Next Part of the Dream. Una ciminiera che emette fumo nel cielo blu con degli uccelli sullo sfondo; l'immagine di copertina sembra uscita da un film di Miyazaki ed evoca un senso di malinconia e tristezza.

E' proprio la tristezza che domina l'album, e nei testi lo vediamo. La ciminiera che emette fumo è rappresentativa di un'angoscia spinta fuori, come per espellere i suoi sentimenti distruttivi, sfogando tutto ciò che gli passa per la mente. Gli uccelli bianchi che volano sullo sfondo simboleggiano la libertà. Un desiderio di essere liberi, liberi da ciò che ti imprigiona. Che sia una routine noiosa, o quando ti senti in più nel bel mezzo della società, sono i fattori che trattengono il sé lirico in questa routine intimidatoria. Ci sono molte tracce dolorose che parlano della dura realtà della vita, dell'essere incantati dai sogni che abbiamo nella nostra giovinezza, ma soccombiamo all'odio per noi stessi e al dubbio che molti di noi hanno nel sognare questi sogni. Le trame Shoegaze rimandano ai Ride, ci trascinano attraverso melodie pensose ed eclettiche, piene di strumentali distorti, sintetizzatori sedativi, adornati con tocchi di violini e xilofoni, in un nuovo standard per le future uscite del genere. White Ceiling aggiunge strati su strati, aprendosi con una sveglia che successivamente lascia il posto a chitarre sovraccariche nel corso dei suoi dieci minuti. Troviamo pezzi come Chicken, costruito su uno schema ritmico standard con toni alla Lee Ranaldo. Age of Fluctuation presenta voci a doppio binario che lasciano Parannoul in contrasto con se stesso, leggermente zittito su una strato mentre urla su un'altra. Youth Rebellion esplode in un frenetico break di batteria apparentemente dal nulla. Ogni canzone è il suo esercizio di catarsi ed una base strumentale che dà a Parannoul la libertà di annegare la propria voce in mezzo al rumore. Alcuni ascoltatori potrebbero trovare lo stile lo-fi e il mix generale sgradevole, ma è difficile non rimanere sbalorditi da come il misterioso artista sia riuscito, probabilmente da solo, a ricreare un genere musicale che soprattutto agli inizi degli anni novanta era figlio di band come Slowdive, My Bloody Valentine e Ride. Riguardo ai testi in To See the Next Part of the Dream, quello che colpisce è che riguardano la fase dell'intersezione tra claustrofobia pandemica e avversione sociale che porta ad un tipo di reclusione comportamentale che si sta accumulando ormai da quasi due decenni, amplificato dal sentimentalismo e dalla depressione in qualcosa che sembra inevitabile. Questo album sembra fluttuare in un sogno, guardando fuori dalla finestra da una camera da letto sporca per vedere le macchine passare, ma dietro di loro puoi vedere i campi, le gigantesche turbine eoliche che si agitano creando energia, il cielo azzurro con il sole che ti brilla addosso, la luce colpisce il vetro in una giornata andata storta. Tutti questi sentimenti contrastanti sono combinati insieme in un modo completamente integro, la confusione viene eliminata e non lasciano altro che emozioni crude. L'album pecca di una produzione vera, ma è proprio forse nel fascino del suonare stratificato e al contempo lo-fi che ha fatto di questo album uno dei più speciali e discussi del 2021.

Arriviamo così all'ultima uscita After the magic (2023), con cui Parranoul evolve la sua idea di musica in trame più sofisticate e rumorose, in arrangiamenti più complessi ed un canto più sicuro di sé rispetto al suo debutto. La produzione è più pulita, la sua voce molto meno abrasiva sono forse proprio i principali motivi per cui nell'album in questione non ritroviamo il fascino del lavoro precedente. L'album è ben stratificato e denso, mantenendo l'unicità del suono, anche se nel lungo ascolto può risultare troppo matematico e pensato, risentendone così la parte emotiva che faceva di To See the Next Part of the Dream un ponte di emozioni verso l'ascoltatore. In ogni caso l'album è incredibilmente più sperimentale e coraggioso del precedente, oltre che meravigliosamente coeso. In Insomnia tutto urla nostalgia, ma c'è una maggiore ricerca della luce: non ho più paura del mattino, la luce della luna non brilla di giorno. I testi si concentrano maggiormente sull'accettazione e sui bei momenti invece che sull'odio per se stesso. Nella splendida Parade canta: Non sono più uno studente delle superiori, posso amarmi. Avevamo questa immagine di Parannoul ancora studente che lavorava da solo nella sua camera da letto, la sua unica via di fuga, cercando di aprire una finestra come grido di aiuto allo spaventoso mondo esterno. Probabilmente senza il successo ricevuto dall'album precedente non sarebbe stato possibile registrare un album pieno di speranza come questo. La capacità di Parannoul di riconoscere che la pace, come la tristezza, sono passeggeri. Ogni canzone è piena di splendidi arrangiamenti di archi, chitarre sfocate e ogni altro possibile suono artificiale immaginabile, e li riunisce arrangiando accumuli gratificanti e melodie edificanti, più affini al dream pop e all'indietronica che allo shoegaze. After the Magic conferma il progetto Parannoul come una delle realtà più interessanti degli ultimi anni, un ascolto gratificante che rinnova un genere che forse negli ultimi anni ha sofferto per essere troppo statico e di rimando ad un periodo musicale lontano e legato ai soliti, seppur straordinari, gruppi.


Anche se il mondo scappa e io mi perdo di nuovo, fiore,

con il mio piccolo desiderio, non posso tornare indietro,

ma ricordo, arrendersi così è troppo presto,

anche se la magia scompare, un nuovo sogno attende,

non è finito,

Il nostro lungo viaggio

"Blossom"


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