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Quando cala la notte: il vampiro eterno

Un viaggio nell’immaginario oscuro e affascinante del vampiro, dalle sue origini nelle credenze  popolari fino alla sua trasformazione in icona letteraria e cinematografica. Tra filosofia, religione e romanticismo, il “principe delle tenebre” riflette le paure, i desideri e le  contraddizioni dell’animo umano, diventando lo specchio della nostra modernità inquieta. 

“Ti darò la scelta che a me non fu data” 

Intervista col vampiro 



Si racconta di un tempo senza età che continua a scorrere attraversando i secoli e dove, ancora oggi,  s’incontra un’ombra; un’ombra velata, celata e che, a volte, si palesa nei nostri incubi. 

Se c’è al mondo un fatto ben documentato è senz’altro l’esistenza dei vampiri. Non manca nulla:  rapporti ufficiali, dichiarazioni giurate di persone note: medici, preti, magistrati; le prove  giudiziarie sono assolutamente complete1.


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Così esordì Jean – Jacques Rousseau quando, tra il  XVIII e il XIX secolo, in Europa, cresceva, sempre di più, la credenza nei vampiri che portò, in diversi villaggi, a una vera e propria caccia. I timori e le superstizioni erano talmente tanto radicate  che si arrivò a procedere ad esumazioni e processi contro persone sospettate di vampirismo2. La  convinzione di questo fenomeno era divenuta, oramai, talmente tanto reale che, con il passare del  tempo, nacque un vero e proprio mito letterario legato al folclore e alla tradizione dei nostri avi di  cui , tutt’oggi, subiamo ancora l’inconfondibile fascino.  

Come ci spiega Matthew Beresford in “Storia dei Vampiri. Dall’antichità ai giorni nostri”3, il  “principe delle tenebre”4affonda le sue radici in molteplici scenari, spaziando dai culti dell’Europa  settentrionale alle persecuzioni contro le streghe e alle paure generate dalle pestilenze, fino a  confluire nelle narrazioni romantiche dell’Ottocento.5 Ma, che cos’è un vampiro? 

Il folclore europeo ce lo descrive come un cadavere che, durante la notte, esce dalla sua tomba per  succhiare via il sangue dei vivi; un essere cacciatore senza pietà che affonda i suoi canini nelle  vittime per trarne la linfa vitale. L’occidente moderno; invece, lo ha reso un “gentiluomo”, distinto,  aristocratico e seducente capace di trasformarsi in un pipistrello, il suo simbolo per eccellenza. 6 

 1 M., Beresford, “Storia dei vampiri. Dall’antichità ai giorni nostri”, p.11, Introduzione, trad. Francesca Biancani,  Odoya, Bologna, 2011. Citazione attribuita a J., J., Rousseau e riportata nell’opera di M., Beresford (cfr. M., Beresford,  op. cit.). L’autenticità dell’attribuzione è oggetto di discussione in sede critica.  

2 https://www.google.com/search?q=rousseau+e+i+vampiri. J.J. Rousseau e altri intellettuali del XVIII secolo  discussero il tema del vampirismo in relazione a cronache popolari e processi; l’autenticità di alcune citazioni attribuite  resta controversa. I link rimandano a ricerche Google utili per l’approfondimento, in modo da facilitare l’orientamento  dei lettori. 

3 Questo articolo è stato scritto ispirandosi all’opera di Matthew Beresford: “Storia dei vampiri. Dall’antichità ai giorni  nostri”, pp. 11 -124, trad. Francesca Biancani. 

4 Quando si parla di vampiri, questi vengono definiti con diverse metafore/ epiteti per spiegarne il paragone implicito.

5M., Beresford (cfr. M., Beresford, op. cit.), p.11, Introduzione, trad. Francesca Biancani, Odoya, Bologna, 2011.  6 M., Beresford, “Storia dei vampiri. Dall’antichità ai giorni nostri”, p.12, Introduzione, trad. Francesca Biancani,  Odoya, Bologna, 2011.

Ma chi sono i vampiri? Questa domanda trova risposta in coloro che possono diventare un vampiro. Secondo la tradizione, anche i maghi, i suicidi e coloro che erano morti in circostanze violente  potevano tornare come vampiri.7 Ognuno di questi, si pensava, potesse diventare un vampiro e  tormentare le antiche notti per lasciare scie di devastazione marchiate col sangue.  

Il termine ‘vampiro’ entrò nella lingua inglese intorno al 1732, ma la sua storia linguistica è molto  più antica. Alcuni studiosi lo collegano a radici slave, come upir o upyr, forse a loro volta derivate  da parole turche con il significato di ‘strega’. Ogni tradizione europea ha poi elaborato il proprio  nome: in Romania si parlava di moroi e strigoi, in Grecia e Macedonia di vrykolakas, mentre nei  Balcani esistevano figure simili come il dhampir o la pijavica. 8 

Nonostante le diverse lingue lo avessero identificato con termini propri, c’era un elemento comune  che unificava le diverse credenze: la paura. “A Philosophical Enquiry into the Origin of Our Ideas  of the Sublime and Beautiful9è un trattato risalente al 1757 quale opera di Edmund Burke. Burke  affermava il concetto di sublime, definendolo come un qualcosa di talmente bello che andava oltre  il concetto di bello stesso tanto da essere identificato nel terribile e suscitarne, così, la paura; un  delightful horror, come scriveva10. Ecco che la figura del vampiro entra a far parte di questa  concezione suscitando nei lettori quel terrore affascinante di cui non può fare a meno. Il panorama  inquietante che avvolge la figura del vampiro come “essere sublime”11 gira attorno alla morte ed  infatti questo terrore cresce talmente forte quanto più si lega alla grande paura ancestrale dell’uomo:  la morte stessa. La paura è la parola chiave, l’unificazione della figura vampiresca nei secoli, di cui  il “nostro principe” si nutre; è la chiave della sua esistenza.  

Per quanto si possa concepire la figura del vampiro all’interno di un universo immaginifico, il  desiderio dell’uomo di esplorare la parte più oscura e nascosa della sua mente e della sua anima, lo  conduce a ideare un essere dotato di un lato malvagio, privo di amore umano, ma concepito per un  amore eterno. Ecco come il vampiro sopravvive ancora oggi; un “demone”12 capace di rapire la  mente e trascinare nell’oblio, definendo così il concetto di amore eterno.  

Sebbene questa figura affascinante quanto terribile susciti ancora interesse nel mondo moderno,  essa si staglia in un panorama geografico che ne ha definito l’immagine anche nel prospetto  letterario. Le origini del vampiro risalgono all’antico Egitto, alla Grecia, a Roma e all’Europa  orientale. L’elemento moralistico è fondamentale per definirlo; un incesto, il non aver ricevuto il  battesimo o far nascere un figlio fuori dal matrimonio erano tutti elementi che avrebbero portato un  essere umano a diventare un vampiro. In Portogallo e in Russia il vampiro era colui che non  sopportava la religione, in Polonia se un bambino nasceva con i denti era destinato a diventare un   

7Ibid

8 Diffusione linguistica del termine in area slava e balcanica (cfr. M., Beresford, op. cit.). Introduzione, p.13.  9 E., Burke, “A Philosophical Enquiry into the Origin of Our Ideas of the Sublime and Beautiful”, 1757 (ed. it. BUR,  Milano, 2009). 

10 https://www.ildodopensiero.it/glossario-filosofia/sublime/. , E., Burke, “A Philosophical Enquiry into the Origin of  Our Ideas of the Sublime and Beautiful”, 1757 (ed. it. BUR, Milano, 2009). 

11 “Essere sublime” in riferimento all’opera di E., Burke, “A Philosophical Enquiry into the Origin of Our Ideas of the  Sublime and Beautiful”, 1757 (ed. It. BUR, Milano, 2009). All’interno di questo trattato, Burke spiega il concetto di  sublime sprigionato dalla paura e dal terrore.  

12 L’accezione di “Demone”, riferita al vampiro, rimanda alla tradizione cristiana. (cfr. M., Beresford, op. cit.). Cap. III,  “Le radici storiche: il vampiro nel medioevo”.

vampiro e, nell’Europa orientale, gli alcolizzati in vita venivano dissotterrati, impalati, decapitati e  privati del cuore poiché si credeva potessero diventare vampiri. 13 

Un essere tanto affascinante quanto letale era incarnato non solo nella figura maschile, ma,  soprattutto, in quella femminile; ecco che nell’antica Grecia e nell’antica Roma nacquero le Lamie,  queste donne affascinanti che, una volta irretiti gli uomini, li divoravano. 14 

La chiesa ha sempre assunto un ruolo cruciale nel portare avanti la figura del vampiro tanto che i  vampiri della cristianità erano legati al sangue in opposizione al sangue di Cristo Salvatore: se uno  dava la vita, l’altro la toglieva. A questo punto nasceva, grazie all’arrivo degli slavi nel 587 d. C., il  Revenant, “colui che torna”; il ritorno di un corpo morto che, in vita, si era macchiato di colpe  ritenute talmente gravi che la persona stessa che commetteva tale gesto veniva, a sua volta,  condannata a morte. Il cristianesimo vedeva nella figura di Giuda Iscariota il primo vampiro poiché  tradì il figlio di Dio. Il tradimento di Giuda, come ultimo gesto avverso nei confronti del  cristianesimo, porta a spiegare la connessione che ci fu tra la chiesa cattolica e il vampiro che, a sua  volta, teme la croce. Il paletto, arma usata dagli ammazza vampiri, altro non era che l’emblema  della crocifissione: i chiodi conficcati nelle mani e nei piedi di Gesù, mentre l’argento si rifaceva al  pagamento dei trenta pezzi che Giuda offrì per la cattura di Cristo. E il bacio del vampiro? Sì, anche  questo era incarnato nella figura di Giuda: il bacio del tradimento e il suicidio del traditore nel “Campo del sangue”, elemento chiave per la sopravvivenza del vampiro. 15 

Fu solo a partire dal XIX secolo che la figura del vampiro venne immortalata nella letteratura che,  ancora oggi, continuiamo a leggere. Ora il “signore dell’oscurità” non fa più tanta paura, ma  affascina, seduce con lo sguardo e divora con i suoi denti aguzzi. Se anticamente il vampiro era  legato alla bruttezza e all’orrore, oggi, grazie a Polidori, Rymer, Le Fanu, Hoffmann e Stoker16,  questa figura è sublime, dotata di una bellezza sconvolgente e pronta ad irretire i cuori dei suoi  lettori. Il romanticismo di Shelley e Keats17 ha influenzato il fondamento moderno del vampiro  arrivando a definire una figura carismatica tuttavia pur sempre basata su elementi della tradizione  popolare. Ora il vampiro non è più quello di Murnau, Nosferatu,18 ma è un essere condannato  all’infelicità, ad una “non vita19 eterna, costretto a vagare nel mondo, da solo, in cerca di amore, un  amore perduto, un amore che solo la morte può rendere eterno; la scelta di porre fine alla vita per  un’eternità dannata. Questo purgatorio di sofferenza si esemplifica in figure emblematiche di cui il  

 13 M.,Beresford, “Storia dei vampiri. Dall’antichità ai giorni nostri”, pp. 21, 22, Cap. 1, “Il mondo antico: origini del  vampiro”, trad. Francesca Biancani, Odoya, Bologna, 2011. 

14 Miti classici su lamie e figure femminili predatrici, documentati nella letteratura greco-romana. Ibid, p. 22. 15 Ibid., Cap. III, “Le radici storiche: il vampiro nel medioevo”, pp. 44, 45.  

16 J., W., Polidori, “The Vampire”, 1819 (ed. It. Il vampiro, varie edizioni). E.T.A. Hoffmann, “Die Vampyrin”, 1820  nella raccolta Die Serapions- Brüder (I Fratelli Serapioni), (ed. it. La Vampira, varie edizioni). J., M., Rymer, “Varney  the vampire; or, The feast of Blood”,1845 – 1847 (ed. It. Varney il vampiro, varie edizioni). S., Le Fanu,“Carmilla”,  1872 (ed. it., Carmilla, varie edizioni). B., Stoker, “Dracula”, 1897 (ed. it., Dracula, varie edizioni).  

17 P.,B., Shelley, “Selected poems”, e J., Keats, “Complete Poems”. Entrambi hanno influenzato l’immaginario  romantico che ha contribuito a plasmare il mito del vampiro come figura sensuale, magica e tormentata.  18 Il film muto “Nosferatu” di F.,W., Murnau (1922) trasporta l’iconografia del vampiro nella dimensione  cinematografica , conservando elementi del vampiro romantico: la figura tragica, l’alone di mistero e il fascino  inquietante, riprendendo implicitamente la tradizione letteraria di Polidori, Byron e Hoffmann.  19 In quanto creatura morta, ma, al contempo, viva, il vampiro viene considerato un “non morto” e quindi destinato ad  una “non vita”.

“Dracula” di Bram Stoker20 è sicuramente il simbolo. Il “principe delle tenebre” è capace di amare  e soffrire, è una creatura fragile, smarrita, condannata e torturata dall’angoscia del suo essere.  L’atmosfera gotica che lo avvolge richiama l’elemento romantico e scava nella sua profondità  interiore chiedendosi il perché di tutto questo, della sua natura malvagia, ma, in realtà il vampiro  moderno non rispecchia altro che la società attuale, l’intensità del dolore all’interno di un mondo  puramente materialista in cui la nostalgia del passato innocente viene richiamata alla mente e  l’ossessione per l’amore vero è una rincorsa verso l’ignoto, una rincorsa verso la libertà. Il vampiro  è il testimone del nostro tempo.21 

Articolo ispirato all’opera di Matthew Beresford, “Storia dei vampiri. Dall’antichità ai giorni  nostri” (Odoya, 2011), e ad altri autori citati in bibliografia. 

I link rimandano a ricerche Google utili per l’approfondimento, in modo da facilitare  l’orientamento dei lettori





 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA 

- Beresford, Matthew, “Storia dei vampiri. Dall’antichità ai giorni nostri”,trad. Francesca  Biancani, Odoya, Bologna, 2011. 

- Appunti di lezioni universitarie, disciplina: letterature comparate, A.A. 2010 – 2011. - https://www.ildodopensiero.it/glossario-filosofia/sublime/

- Burke, Edmund, “A Philosophical Enquiry into the Origin of Our Ideas of the Sublime and  Beautiful”, 1757 (ed. it. BUR, Milano, 2009). 

- Polidori, John, William, “The Vampire”, 1819 (ed. It. Il vampiro, varie edizioni).  - Hoffmann, Ernst, Theodor, Amadeus, “Die Vampyrin”, 1820 nella raccolta “Die Serapions Brüder” (I Fratelli Serapioni), (ed. it. La Vampira, varie edizioni).  

 20 B., Stoker,“Dracula”, 1897 (ed. it., Dracula, varie edizioni). L’opera si inserisce nella tradizione iniziata da Polidori,  Byron, Hoffmann e Rymer.  

21 Frammenti: Il vampiro post moderno: M., Introvigne, “la modernità non la salverà”, E., Ricci, “Il vampiro tra  letteratura e televisione: il caso di Buffy, The Vampire Slayer”, G., Gargiulo, “Vampiri in campagna”, G., Braschi e F.,  De Zigno, “L’estasi, le metamorfosi”, A., Cosenza, “Il vampiro della tomba accanto”, L., Tornabuoni, recensione di  “Interview with the Vampire”, regia di N., Jordan, 1994, La Stampa, A., Cosenza, “Il vampiro della tomba accanto” 

(http://www.cesnur.org/2006), http://www.lankelot.eu. Anne Rice, autrice di “Interview with the Vampire” (1976) e  “The Queen of the Damned”(1988), ha esplorato la condizione del vampiro come una forma di esistenza sospesa tra il  desiderio di redenzione e la consapevolezza della propria natura predatoria. 

- Rymer, James, Malcolm,“Varney the vampire; or, The feast of Blood”,1845 – 1847 (ed. It.  Varney il vampiro, varie edizioni).  

- Le Fanu, Sheridan, Carmilla”, 1872 (ed. it., Carmilla, varie edizioni).  - Stoker, Bram,“Dracula”, 1897 (ed. it., Dracula, varie edizioni).  

- Shelley, Percy, Bysshe “Selected poems”. 

- Keats,John, “Complete Poems”. 

- Murnau, Friedrich, Wilhelm, “Nosferatu”, 1922. 

- Frammenti:“Il vampiro post moderno”, (M., Introvigne, “la modernità non la salverà”, E.,  Ricci, “Il vampiro tra letteratura e televisione: il caso di Buffy, The Vampire Slayer”, G.,  Gargiulo, “Vampiri in campagna”, G., Braschi e F., De Zigno, “L’estasi, le metamorfosi”,  A., Cosenza, “Il vampiro della tomba accanto”, L., Tornabuoni, recensione di “Interview  with the Vampire”, regia di N., Jordan, 1994, La Stampa, A., Cosenza, “Il vampiro della  tomba accanto” (http://www.cesnur.org/2006), http://www.lankelot.eu

- Rice, Anne, “Interview with the Vampire” (1976) e “The Queen of the Damned”(1988).


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