28 anni di carcere, questo fu il verdetto che condannò Joseba “Sarri” Sarrionandia (professore, filologo, scrittore e giornalista basco), perché sospettato di far parte dell’ETA (l’organizzazione terroristica per l’indipendenza dei Paesi Baschi dalla Spagna).
Una sentenza ingiusta, perché pervenuta tramite la fabbricazione di documenti e prove false, che inchiodarono meschinamente uno dei principali autori ed intellettuali iberici, solo perché era sostenitore della causa dell’indipendentismo basco. L’ingiusta detenzione non durò tanto, cinque anni dopo, nel 1985, Sarri mise in scena un’evasione spettacolare: alla fine di un concerto di Imanol Larzabal, avvenuto nella struttura carceraria di Martutene, riuscì a nascondersi in un altoparlante e ad essere trasportato fuori dal carcere da chi smontò il palco e l’impianto audio. Da quel momento, fatta eccezion per la sua attività letteraria, di lui non si hanno più notizie.
Da questo fatto, sempre nel 1985, la band ska-punk Kortatu (guidata da Fermin Muguruza) decise di omaggiare la fuga dell’intellettuale dedicandogli una canzone: Sarri Sarri. Il brano riprende l’episodio e ironizza sulla detenzione di Sarrionandia, definendo ridicola la condanna ed esaltando la latitanza dell’autore. Le sonorità riprendono lo ska e il roots rock, ispirandosi a Chatty Chatty dei Toots & Maytals.
Nella prima strofa la narrazione è improntata sul ballo dei detenuti al concerto di Larzabal, ma verso la fine di essa si vuole risaltare la mancanza di due detenuti al rientro nelle celle (Sarri e Jose “Pitu” Picabia, anche lui incriminato per il medesimo reato). Dopo la strofa c’è il ritornello, in cui ad esser ripetuto è il nomignolo “Sarri” e inserendo un “Biba tu” (due insieme) alla fine, per simboleggiare la fuga. Nella seconda strofa viene interpretata l’evasione documentata dai protagonisti di essa, perché mentre le radio raccontavano il concerto e la gente ballava, Sarri e Pitu erano nascosti e a breve sarebbero evasi dal carcere.
Dopo il ritornello arrivano la terza e la quarta strofa: nella terza la città festeggiò alla notizia dell’evasione dal luogo di detenzione, mentre nella quarta si ripete quanto detto in quella iniziale: il ballo dei detenuti al concerto e la mancanza dei due fuggiaschi alla conta nelle celle di fine concerto.
Da questo momento in poi la canzone si concentra sulla ripetizione di due ritornelli, in cui viene ripetuto il diminutivo “Sarri” più alcuni slogan alla fine delle strofe e la strumentale (includendo anche dei fischi, tipici di alcuni pezzi ska). Negli slogan urlati dopo i vari “Sarri” esaltano il numero due (come i fuggitivi) e la religiosità della situazione: “Krixton martxa dabil!” (“Cristo sta marciando”), perché per chi sposa la causa indipendentista basca, l’evasione di Sarrionandia è sacra e riprende la mancata resa dei baschi nei confronti del potere autoritario franchista e della Famiglia Reale Spagnola.
Nel giro di poco tempo il pezzo di Muguruza e soci divenne un inno, sia per portare avanti la lotta per l’indipendenza di Euskadi che per deridere l’impotenza del potere spagnolo nel non saper reagire democraticamente all’evento, perché nei giorni successivi all’evasione ci furono nuovi arresti e repressioni violente alle manifestazioni che avvennero nelle principali città basche (Bilbao e San Sebastian soprattutto).
Sarri Sarri rappresenta ancora oggi un inno per gli indipendentisti baschi, un grido contro l’ingiustizia che condannò un intellettuale sulla base di prove false ed inventate e contro chi decise di reprimere con violenza i movimenti e le manifestazioni a favore dell’indipendenza dei Paesi Baschi.
Il brano venne cantato live dagli Ska-P, con la partecipazione di Fermin Muguruza, nel 2016: in questa occasione i ragazzi del Rion Vallecas (il quartiere antifranchista di Madrid) dedicarono la canzone a chi stava ancora combattendo per l’indipendenza di Euskadi e Catalunya, ma anche alla liberazione del Rione Vallecas stesso da Madrid, perché nel quartiere non ci si considera madrileni e si è contrari al franchismo ed alla Famiglia Reale.
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