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L’auto della jugonostalgia, gli Zabranjeno Pusenje e la loro Yugo45

Gli Zabranjeno Pusenje (in italiano, I "Vietato Fumare") sono una band sarajevese, appartenente al movimento punk e post punk jugoslavo, che nasce tra le cuffie e i mixer della trasmissione radiofonica “Top lista Nadrealista”, un programma irriverente e che porta i giovani jugoslavi ad avvicinarsi alla cultura occidentale (musica, cinema, pittura e tante altre tematiche).

La loro musica scherza col regime e nei primi anni ’80 denigra, con non poco timore, le nuove figure di spicco della politica jugoslava che inizia a dare le prime avvisaglie di furori nazionalisti e che porteranno il paese balcanico a dividersi dopo cruente guerre in più stati. E la guerra non dividerà solo i popoli, anche gli ZP si troveranno costretti a veder le proprie strade separarsi.

Il cantante Dr. Nele Krajlic, dopo aver ricevuto minacce da guerriglieri bosniaci per il suo rifiuto di combattere contro i serbo-bosniaci, fuggirà a Belgrado e sarà seguito dal regista Emir Kusturica, anche lui componente della band; qui rifonderanno la band col nome “Emir Kusturica i No Smoking Orchestra”.

L’altra metà della band, che vede al vertice il chitarrista e seconda voce Sejo Sekson, si riunirà a conflitti terminati a Zagabria e ricomincerà ad usare il nome con cui il gruppo ha maggior fama nei paesi balcanici, Zabranjeno Pusenje.



Saranno questi ultimi, ovvero la parte croata della band, a scrivere il pezzo jugonostalgico per eccellenza, perché in grado di ancorare i ricordi del passato ad un oggetto e alle sensazioni che con esso molti giovani hanno vissuto: ovvero un modello della Zastava, divenuto iconico nell’immaginario jugoslavo, la Yugo45.

L’auto, all’interno della canzone omonima, viene descritta come una delle più grandi meraviglie al mondo e ricorda il clima di festa quando il padre del protagonista la parcheggiò nel cortile di casa.

La madre preparò gli Hurmasice, un dolcetto tipico bosniaco, e il padre andò al Granap, un supermercato, a prendere altre leccornie.

Da questo nasce l’elogio di quei tempi, quando tutto era senza credito e si andava a Trieste a prendere i pantaloni, mentre nell’auto si rideva e scherzava insieme. Poi il testo vira su tre persone: Franjo, Momo e zio Mirso, appartenenti alle tre etnie principali della Bosnia jugoslava e legati anche loro alla macchina.

Il primo che raccoglieva mele, il secondo mentre portava la moglie in ospedale per partorire e il terzo che andava a kurvaluke (signore dell’alta aristocrazia borghese, come direbbe il geometra Calboni).

Anche il protagonista della canzone riesce a guidare la macchina, una volta prese finalmente le chiavi.

La canzone, dopo aver rincontrato la strofa sull’elogio e un assolo di viola, vede i tre personaggi citati poco più sopra parlare insieme con molta preoccupazione. Dopo aver buttato giù l’ultimo bicchiere insieme, le loro strade si dividono e forse per sempre.

La Yugo45 è così piccola quella notte, si frammenta e si divide, non ci sarà ritorno mentre i protagonisti della canzone scappano, lungo via Ljubljana e via Lenin, con sacchetti di plastica e valigie fatte velocemente dalla Sarajevo martoriata dall’assedio.

La strofa ci porta subito alla fine dei conflitti, ora il padre è diventato un “Kantonalni Ministar” (figura di spicco nella politica locale bosniaca) e sembra anche lui ormai diventato un nazionalista, ma la mente del protagonista della canzone è proiettata su un ricordo e su un flash, quello del cortile che si anima a festa alla vista della loro Yugo45.

La melodia, nel suo decrescere, si fa nostalgica e la voce, dopo aver urlato l’ultima strofa, ripete quasi spezzata dal dolore le frasi che riportano alla mente il cortile e quella Yugo45 per cui si aveva festeggiato tanto.

Le guerre hanno distrutto un intero popolo e separato anche gli stessi Zabranjeno Pusenje, ancora oggi divisi nei due progetti a Zagabria e a Belgrado, che con la loro Yugo45 non solo cercano di ricordare nostalgicamente il loro passato insieme, ma c’è la ricerca di una riappacificazione e di un sentirsi nuovamente jugoslavi. Yugo45 diventa la canzone più iconica degli ZP nel dopoguerra, poiché in essa molti della loro generazione ritrovano pezzi della propria giovinezza e i momenti passati con molte persone che purtroppo hanno perso la vita durante i sanguinosi conflitti di disgregazione della Jugoslavia.

Yugo45 non è più una macchina simbolo di un’era, ma ormai il ricordo di un qualcosa che non c’è più e che probabilmente mai ritornerà.


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