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NEW YORK: LOU REED TRASFORMA LA GRANDE MELA IN CONCEPT ALBUM.

Una risatina che ha molto più del nevrotico che del divertito e poi giù con queste parole: “There’s black with knives and white with clubs / Fighting in Howard Beach / There’s no such thing as human rights / When you walk the N.Y. streets” (Ci sono neri coi pugnali e bianchi con le mazze che combattono in Howard Beach. Non c’è nulla che abbia a che fare coi diritti umani quando cammini per le strade di New York). In questo modo si apre la canzone Hold On di Lou Reed, pubblicata nel 1989 all’interno del suo concept album New York. Il testo prosegue raccontando di un poliziotto ucciso da un bambino di 10 anni, una ragazza incinta che perde il bambino perché investita da un tossico strafatto, un’anziana ammazzata perché la malavita pensava fosse stata testimone di un omicidio. Si rievocano anche due crimini ben precisi commessi dalla polizia americana ai danni di persone afroamericane oltre trent’anni prima di Black Lives Matter: le uccisioni di Micheal Stewart e Eleanor Bumpurs avvenute nel 1983 e nel 1984. Nel primo caso un ragazzo fu arrestato e percosso dalla polizia perché intento a disegnare graffiti nella stazione della metropolitana della First Avenue nell’East Village: morì, dopo 13 giorni di coma, all’età di 25 anni provocando grande sdegno tra l’opinione pubblica. L’anno successivo è stata la volta della signora Bumpurs: la polizia, eseguendo uno sfratto nei suoi confronti nel Bronx, le sparò “accidentalmente” due colpi letali.

Lo spessore del brano Hold On è testimoniato dal fatto che le sue lyrics furono pubblicate nel 1989 dal New York Times nella pagina degli editoriali.

L’album New York è il più politico di Reed: racconta storie, avvenimenti e personaggi a volte non immediati per noi sia in quanto europei, sia a causa degli oltre tre decenni che sono nel frattempo trascorsi. Ma in alcuni casi viene citato qualche personaggio ancora d’attualità come l’ex sindaco Rudolph Giuliani e Donald Trump. Non si più ignorare che proprio in quel periodo l’imprenditore Donald Trump iniziò a costruire la propria fama politica comprando pagine di quotidiani cittadini per chiedere il ripristino della pena di morte per punire i cinque ragazzini accusati di aver commesso lo stupro di Central Park, un fatto di cronaca, recentemente raccontato dalla mini serie Netflix When they see us che turbò profondamente l’opinione pubblica; a seguito di una violenza sessuale subita da una ragazza, che non riusciva a ricordare l’accaduto, a Central Park, non avendo idea di chi fosse stato ma dovendo dare qualcuno in pasto all’opinione pubblica, i poliziotti spinsero con false promesse e metodi poco ortodossi dei ragazzini minorenni - totalmente estranei ai fatti – ad accusarsi a vicenda. A distanza di diversi anni un detenuto confessò il crimine e il DNA corroborò la sua versione scagionando i ragazzini. L’ex Presidente continua tuttavia imperterrito a sostenerne la colpevolezza.

Queste sono alcune delle storie dell’album New York che rivitalizzò la carriera di Lou Reed dopo degli anni ‘80 fatti più di bassi che di alti. Un disco compatto di storie e aneddoti, un film per l’udito, che il rocker sentì la necessità di portare in tour nella prima parte dei suoi concerti del 1989.

Oggi è piuttosto frequente che un album venga riproposto per intero dal vivo da una band o da un artista a fini celebrativi ma, all’epoca, non lo era e soprattutto queste operazioni vengono effettuate solitamente con grandi classici e non con materiale nuovo e ancora poco conosciuto dal pubblico. Sebbene nella seconda parte degli show venisse dato spazio ad altre canzoni di repertorio, secondo il chitarrista Mike Rathke, dopo New York il concerto sarebbe potuto finire perché nei sogni di Reed quello era lo show.

Nel corso della terza tappa del tour all’Orpheum Theater di Boston nel marzo del 1989, durante la prima canzone Romeo Had Juliette, uno spettatore iniziò a urlare da un palco “Questo fa schifo! Suona un po’ di rock’n roll!”. Durante il pezzo successivo Reed fermò la band e gli rispose: “Questo è il mio rock’n roll. Se non ti piace il mio rock’n roll perché non sparisci? Chiedi che ti rifondano il biglietto motherfucker!”.

Questa sera la puntata di Love you Live su Radio Nowhere racconterà il rock di Lou Reed. Dalle ore 21 le canzoni di New York eseguite dal vivo e raccontate una per una.

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