“The Voice of rock: Glenn Hughes!”
Con queste parole, seguite dall’ingresso corrosivo di una chitarra che ben presto si lancia nel riff di Burn, si apre il concerto di Kawasaki del 24 maggio 1994 che viene registrato e in seguito pubblicato con il titolo Burning Japan Live.
Glenn Hughes è tornato da un paio d’anni sulle scene con l’album LA Blues Authority dopo un periodo molto complicato dal punto di vista personale che lo ha visto per diverso tempo fuori dal music business.
Corre l’anno 1986 quando il progetto del chitarrista Tony Iommy di realizzare un album solista (avvalendosi di un cantante diverso per ogni canzone) sfuma per una questione di costi troppo elevati e per il fatto che l’etichetta reputa commercialmente più conveniente utilizzare il nome Black Sabbath. A quel punto, dopo essere entrato nei Deep Purple a seguito dell’abbandono di Ian Gillan, Hughes rimpiazza il cantante (che aveva realizzato coi Sabbath un solo ma davvero interessante album Born Again nel 1983) anche in quest’altra band hard rock. L’album Seventh Star viene pubblicato sotto il nome di Black Sabbath featuring Tony Iommy visto che il chitarrista è di fatto l’unico membro originario del gruppo. Dopo una manciata di date, Hughes viene tuttavia cacciato e rimpiazzato per il proseguo del tour a causa delle sue precarie condizioni sul palco dovute all’abuso di droghe e alcol. Sono queste dipendenze a tenerlo lontano dai palchi e dagli studi di registrazione per sei lunghi anni. In realtà qualche sporadica eccezione c’è: l’amico David Coverdale, nel frattempo diventato leader dei Whitesnake, lo ingaggia per registrare delle background vocals in un album. Si tratta di un modo di coinvolgerlo e aiutarlo perché poi queste voci, nel mixaggio definitivo, sono di fatto impercettibili.
Hughes torna come solista quando si è ripulito e si rimette sul palco a fare ciò che gli riesce meglio: cantare. Il suo talento come interprete è, a mio avviso, decisamente superiore rispetto a quello compositivo. E in effetti una buona parte della setlist dei concerti è dedicata ai pezzi dell’era Deep Purple che spesso, nelle versioni originali sono cantati da Coverdale o dai due assieme. In quei primi anni di carriera professionista coi Purple tuttavia, il futuro leader dei Whitesnake non è così imperdibile come performer sul palco cantando, per dirla come alcuni commentatori, “come se avesse una patata in bocca” rispetto all'esecuzione negli album. Per questo le performance di Hughes suonano più vitali che mai con la sua voce potente, piena, duttile e grazie anche alla straordinaria band di supporto che prevede, tra gli altri, tre componenti degli Europe: Mic Michaeli alle tastiere e background vocals, Ian Haugland alla batteria e John Leven al basso perché in questa fase Hughes abbandona lo strumento e si dedica unicamente al canto.
D’altronde Glenn sarebbe potuto originariamente essere il cantante dei Deep Purple. Alla fine del 1972, Ian Gillan comunica tramite una lettera che lascerà i Deep Purple a decorrere dal 30 giugno del 1973 dopo aver ottemperato agli impegni live già assunti. Il gruppo è stato letteralmente spremuto dal managment nel corso degli ultimi tre anni e mezzo con tour estenuanti e pressioni continue per nuovi album. All’inizio degli anni ‘70 funziona così: le band e gli artisti sono usa e getta e la loro vita media è di due o tre anni; gente come i Rolling Stones che esiste da un decennio rappresenta l’eccezione che conferma la regola (chissà se avessero saputo che sono ancora qui dopo altri 50 anni…) e il rock è visto come una roba da giovani, già a trent’anni inizi a essere poco credibile.
Il managment è convinto che anche il chitarrista Ritchie Blackmore abbandonerà i Deep Purple, magari tentando di portare con se Ian Paice, così chiede ai due componenti restanti, il tastierista Jon Lord e il bassista Roger Glover, di cercare di convincere il batterista a restare e di trovare un paio di rimpiazzi alla voce e alla chitarra per proseguire come Deep Purple. I due vengono folgorati da Glenn Hughes che all’epoca è il leader, cantante e bassista di un trio che mischia funky e rock di nome Trapeze vedendo, assieme a Ian Paice, la sua band in concerto al Whisky a Go-Go a Los Angeles nell’aprile del 1973. Un paio di settimane dopo Lord e Paice, che sono nel frattempo tornati a Londra, assistono a un altro concerto dei Trapeze, che hanno intrapreso un tour in Europa, nella capitale britannica. A quel punto chiedono a Glenn Hughes di entrare nei Deep Purple e lui rifiuta perché poco convinto di virare sull’hard rock. Lo incontrano nuovamente un mese più tardi a New York e glielo ripropongono: Hughes ha avuto nel frattempo a propria volta la possibilità di assistere a un concerto dei Purple e ne è rimasto molto colpito, inoltre è stato pubblicato il live Made in Japan, registrato l’estate precedente, e Smoke on the Water impazza in tutte la radio e in cima alle charts portando il gruppo all’apice della propria fama. Questa volta quindi accetta.
Per farla breve, alla fine Blackmore accetta di restare nei Purple purché venga cacciato Glover e gli venga riconosciuta un’importanza maggiore nella scrittura delle canzoni anziché dividere tutto in parti uguali. A quel punto i nuovi Deep Purple sono pronti e sono quattro (dopo il rifiuto di entrare nella lineup di Paul Rodgers prossimo a fondare i Bad Company) ma il managment non è convinto dell’idea di avere un frontman che suoni anche uno strumento limitandone la presenza scenica e quindi Hughes finirà per diventare una “seconda” voce con l’ingresso di David Coverdale.
La puntata di stasera di Love you Live, passando attraverso diverse performance concertistiche di Glenn Hughes, spazierà da canzoni dell’epoca coi Deep Purple e coi Trapeze, a reinterpretazioni inerenti le collaborazioni con Black Sabbath e Pat Thrall fino alla sua carriera solista.
Questa sera alle 21 in diretta su www.radionowhere.it.
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